Svizzera

Fonderie d’oro ticinesi: un futuro a stelle e strisce?

Imprenditori svizzeri offrono a Trump di trasferire alcune attività oltreoceano entro due anni - L’associazione di categoria ridimensiona la proposta: “Nessuna delocalizzazione, solo alcuni processi di lavorazione”

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  • 39 minuti fa
Sei leader di società svizzere incontrano Trump con proposte di delocalizzazione parziale
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Le fonderie ticinesi verso gli USA?

SEIDISERA 10.11.2025, 18:00

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Di: SEIDISERA-Christian Gilardoni/sdr 

Dal Ticino potrebbe decollare alla volta degli Stati Uniti parte dell’attività delle importanti fonderie d’oro che operano nel sud del Cantone. L’attività delle fonderie e il loro contributo alla bilancia commerciale tra Svizzera e Stati Uniti è già stato tema di discussione negli scorsi mesi, ma recentemente si è aggiunto un tassello. Stando a quanto anticipato dalla SonntagsZeitung, sei leader di società svizzere sono andati dal presidente statunitense Trump con dei doni nella speranza di un alleggerimento dei dazi al 39% che pesano sull’export elvetico.

Il lingotto d’oro firmato regalato al presidente Trump - oltre al rolex - ha l’aria di essere una sineddoche, una parte per il tutto. Perché per andare incontro alla volontà di Trump di pareggiare la bilancia commerciale, gli imprenditori che l’hanno incontrato hanno fatto quattro proposte e la prima è il trasferimento delle fonderie d’oro negli Stati Uniti entro due anni. Una proposta che ha sorpreso anche il presidente dell’Associazione svizzera dei fabbricanti e commercianti di metalli preziosi, Christoph Wild, che però ridimensiona la portata di quanto emerso ai microfoni di SEIDISERA.

Non si parla sicuramente di delocalizzare, ha ribadito Wild, semmai si parla di fare qualche processo negli Stati Uniti, con i quali - spiega - l’associazione ha sempre avuto un buon dialogo con il governo. “Possiamo pensare, laddove è possibile, di fare magari qualche processo negli Stati Uniti direttamente - dice alla RSI - onde evitare la problematica del portare lingotti dall’Inghilterra in Svizzera, rifonderli, portarli negli Stati Uniti e poi dopo qualche mese c’è il ritorno di questi lingotti per trasformarli e mandarli a Londra. Quindi lì, abbiamo detto, per avere un’efficienza più positiva per l’industria, per questo settore negli Stati Uniti, si può pensare a fare qualche processo direttamente lì”.

Si tratterebbe principalmente dei lingotti da 1 kg o da 100 once. MKS PAMP, il cui numero uno era presente all’incontro e ha spinto per regalare il lingotto a Trump, ha comunicato con la RSI per iscritto rassicurando sui posti di lavoro in Ticino:

“MKS PAMP GROUP possiede già uno stabilimento produttivo a Oklahoma City, negli Stati Uniti, attraverso la nostra consociata APMEX. Attualmente questo stabilimento produttivo produce argento e prevediamo di avviare in futuro anche la produzione di lingotti d’oro coniati. Continuiamo a esplorare opportunità di ulteriore produzione negli Stati Uniti, come abbiamo già menzionato in precedenza. La portata e le dimensioni esatte di tali iniziative saranno determinate dalle opportunità individuate. Continuiamo inoltre a considerare l’espansione della nostra sede in Ticino, in linea con la domanda globale dei nostri prodotti”.

Va sottolineato che le raffinerie non sottostanno ai dazi. Era stato specificato già due mesi fa e Christoph Wild ha chiarito che il settore non sente pressioni da parte del resto dell’economia, ma solo da alcuni partiti.

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Le fonderie del Mendrisiotto non delocalizzano

Il Quotidiano 10.11.2025, 19:00

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