Si sono palesati i 6 dirigenti di grandi imprese svizzere che, martedì, hanno incontrato a Washington il presidente statunitense Donald Trump. L’iniziativa (privata) punta anche e soprattutto a preparare il terreno per un’intesa sui dazi USA imposti da Trump, ora al 39%, che gravano sulle esportazioni svizzere. Con quale esito rimane da capire.
I 6 dirigenti si sono “rivelati” mercoledì sera, attraverso un comunicato congiunto. Ecco i nomi: c’era prima di tutto Alfred Gantner, miliardario di Zugo, co-fondatore della società di investimenti Partners Group, e con lui c’era Daniel Jaeggi di Mercuria, colosso del commercio di materie prime con sede a Ginevra. Gantner e Jaeggi li citiamo assieme perché sembra che le loro due società abbiano promesso investimenti per oltre 6 miliardi di dollari nel settore energetico statunitense. Parlano insomma il linguaggio di Trump anche se, va detto, entrambi erano già stati dal presidente USA in agosto con la delegazione economica svizzera, senza portare a casa un granché.
All’incontro erano presenti anche due boss dei marchi di lusso, il miliardario sudafricano Johann Rupert, presidente di Richemont e il capo di Rolex, Jean-Frédéric Dufour che, lo ricordiamo, era stato visto parlare con Trump in settembre nella tribuna d’onore del marchio orologiero al torneo di tennis degli US Open. E poi altri due capitani d’industria come Diego Aponte della compagnia di navigazione MSC e Marwan Shakarchi, della raffineria d’oro MKS PAMP, che ha anche uno stabilimento nel Mendrisiotto.
Entrambe le parti hanno parlato di incontro positivo, costruttivo anche se - va sottolineato - non avevano alcun mandato negoziale. Dunque, sulla portata di questa operazione, un’indicazione forse già ce la danno gli assenti. Non c’erano rappresentanti dell’industria chimico-farmaceutica, che sappiamo quanto pesi nel deficit commerciale con la Svizzera, tanto indigesto a Trump. Tema troppo scottante. Quelle sono trattative che proseguono parallele.
In questo caso, invece, si trattava di mandare avanti persone che, come detto, sanno parlare il linguaggio di Trump. Possono promettere investimenti. Iniziativa privata, certo ma sicuramente anche parte della strategia svizzera dopo il fallimento della famosa telefonata tra la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e Trump, che aveva portato al botto dei dazi il 1 agosto.
Se poi si vuole vedere un altro aspetto positivo è forse il ritorno in scena del rappresentante per il commercio, Jamieson Greer, considerato un poco più morbido nei confronti della Confederazione (ma che dopo il 1 agosto era stato un poco scavalcato). Ora sarà di nuovo lui a proseguire le discussioni con i dirigenti d’impresa svizzeri, nell’attesa forse di un momento propizio per far rientrare in gioco il Consiglio federale. E quel momento potrebbe essere in gennaio, quando Trump è atteso al Forum economico mondiale di Davos.

I sei imprenditori svizzeri che hanno incontrato Trump
Telegiornale 06.11.2025, 20:00











