I giovani e giovanissimi sono sempre più esposti alla pornografia e a stimoli sessuali di vario genere e questo è un dato di fatto. Ma questa situazione potrebbe lasciar supporre anche una certa precocità in ambito sessuale. Ma è proprio così? E cosa comportano questi cambiamenti?
Gli studi sulla sessualità in occidente segnalano un aumento dell’età media al primo rapporto sessuale. Questo è stato confermato anche da Luigi Zoja, psicoanalista e sociologo milanese, che nel suo libro “Il declino del desiderio” ha analizzato il fenomeno in modo approfondito. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, anche in Svizzera l’età media al primo rapporto sessuale nella fascia di età 15-24 anni si è alzata gradualmente dai 16,4 anni del 2012 ai 16,8 anni del 2022 (ultima rilevazione). Questa tendenza in rialzo e i risultati degli studi rasserenano forse i genitori ansiosi, i quali sperano che i propri figli facciano sesso il più tardi possibile. Sono anche l’esito delle rivoluzioni sessuali del secolo scorso, le quali hanno portato a una cultura diffusa del consenso. A volte però, possono essere lo specchio di una società in cui le relazioni affettive e le capacità interpersonali di tutti, ma in particolare dei giovani, sono in declino.
Abbiamo discusso dei cambiamenti socioculturali nella sessualità e del suo impatto sugli adolescenti con Laura Turuani, psicologa e psicoterapeuta dell’adolescenza socia dell’Istituto Minotauro di Milano, e Vanessa Romelli, psicoterapeuta e sessuologa ticinese.
La promiscuità tra i giovani come luogo comune
Il fatto che sembra esserci un declino nelle attività sessuali tra gli adolescenti non significa che i giovani siano meno interessati al sesso. Vanessa Romelli osserva che “diversi motivi complessi possono avere un impatto rispetto a come i ragazzi vivono e affrontano la sessualità”.
Oggi viviamo in una società descritta da Turuani e dal collega Gustavo Pietropolli Charmet nel libro “Narciso innamorato”, come narcisista, in cui vi è una “forte spinta verso la realizzazione individuale”. In questa società si possono notare l’erotizzazione precoce dell’infanzia, l’egemonia della bellezza sull’etica e lo scollegamento della sessualità dalla procreazione e senza l’incontro dei corpi, soprattutto grazie alle “nuove tecnologie medico-scientifiche”. Secondo Turuani questo porta i ragazzi a convivere con “aspettative ed asticelle ideali”, perciò “anche la sessualità si è impregnata della necessità di sentirsi all’altezza”. Le vite dei giovani sono quindi caratterizzate da continui obiettivi da raggiungere, e ansie da prestazione per cui “anche il primo rapporto sessuale è vissuto come un punto da vistare da una to do list”, “per sé stessi però, non con l’altro”.
Social media come parte integrante delle relazioni odierne
Ad enfatizzare le ansie da prestazione, nella società contemporanea, si sono aggiunti anche i social media e una grande varietà di prodotti pornografici, che possono creare “aspettative distorte o poco realistiche sulla sessualità, esponendo i giovani ad un modello di prestazione invece che di relazione”, spiega per parte sua Vanessa Romelli.
Inoltre, i social media fanno ormai parte della nostra vita quotidiana e, secondo Laura Turuani, “hanno introdotto un nuovo modo di stare in relazione”: sui social i rapporti possono anche essere profondi ma a mancare è il contatto dei corpi.
Il corpo viene così messo al centro dai social media, ma allo stesso tempo esso rimane “deprivato di esperienza e protetto dagli schermi”. In questo senso diventa “molto difficile mettersi in gioco con affetti e corpo in una relazione virtuale”. In questo modo viene a mancare “un pezzo importante della sessualità, che è il collaudo del corpo”, sottolinea Turuani.
Mettere la propria fisicità in gioco è infatti “un’importante occasione di crescita personale, di scoperta del sé e dell’altro e di consolidamento della propria identità”, aggiunge Vanessa Romelli.
E così i ragazzi, esasperati dalle pressioni sociali, protetti da una generazione di genitori che non vuole provino dolore, e bombardati da miti social, non sono più in grado di vivere in un’unica esperienza la sessualità e l’amore collegate a tutte le emozioni che queste comportano, perché “sono troppo potenti”, sottolinea Turuani, perciò, con la paura di rimanere delusi, gli adolescenti “vanno a cercare esperienze a rischio zero” perché per loro è troppo alto il “rischio di dolore, di lasciarsi, di fare fatica e di dipendere da qualcuno”. Il problema è che “l’amore e la sessualità a rischio zero sono noiose”, continua la psicoterapeuta, “e se sono noiose non le faccio”. Questo può quindi creare “un circolo vizioso pericoloso”.
Uso del preservativo diffuso in Svizzera (e Ticino)
“Nel Canton Ticino, come nel resto della Svizzera, i giovani vivono una sessualità piuttosto sana”, considera Vanessa Romelli, con una “buona diffusione dell’uso del preservativo e una crescente sensibilizzazione rispetto ai temi del consenso e del rispetto”. Malgrado ciò, “persistono criticità legate al disagio emotivo, all’uso della pornografia e a una certa difficoltà a costruire relazioni profonde e durature”. Si è anche potuto osservare un aumento delle problematiche psicologiche relative alla sessualità come “disturbi d’ansia legati alla prestazione sessuale, disturbi del desiderio, disfunzioni sessuali precoci e distorsioni della percezione del sé”. Ciò che preoccupa è la “crescente scissione tra emozione e sessualità nei giovani e che il sesso venga vissuto come scollegato dall’affettività e dalla relazione”.
Vanessa Romelli aggiunge infine che i cittadini svizzeri sono “fortunati, siccome Stato e Cantoni promuovono programmi per la salute e il benessere dei giovani”, ma “bisogna puntare non solo sulla prevenzione sanitaria, ma anche sull’affettività”.

Una generazione nata e cresciuta con i porno
Falò 06.05.2025, 20:59