A venticinque anni di distanza, i professionisti e gli specialisti della montagna ricordano l’inverno del 1999, segnato da più di mille valanghe che uccisero 17 persone in Svizzera su 28 sepolte, a cui si aggiungono altre 19 vittime tra gli appassionati di sport (su 131 sepolti). Un inverno che ha lasciato un segno traumatico profondo, un evento di rara intensità.
In un comunicato stampa e in una serie di video e altri documenti pubblicati venerdì, a un quarto di secolo dagli eventi, gli specialisti dell’Istituto WSL per lo studio della neve e delle valanghe (SLF Davos) ripercorrono l’evento che ha segnato la loro carriera forse più di ogni altro.
Il 21 febbraio 1999, due enormi valanghe travolsero le frazioni di Villa e La Sage, nei pressi di Evolène in Vallese, uccidendo dodici persone.
Una valanga caduta a Evolène il 22 febbraio 1999, nei pressi del comprensorio sciistico
In quel periodo, nell’arco di quattro settimane, sui versanti settentrionali delle Alpi caddero dai cinque agli otto metri di neve fresca. Innumerevoli strade e ferrovie furono interrotte, le città isolate, a volte senza elettricità, e centinaia di migliaia di turisti rimasero bloccati, sia nel Vallese che nell’Oberland bernese.
Linea ferroviaria danneggiata nella Mattertal, in Vallese
Una serie infinita
In un solo mese, non meno di 1’200 valanghe hanno causato danni per circa 600 milioni di franchi svizzeri nel Paese, seppellendo appunto 28 persone, 17 delle quali non sono sopravvissute.
L’inverno valanghivo del 1999 ha tenuto impegnati per diversi anni i ricercatori dell’SLF, tra cui il responsabile delle previsioni Thomas Stucki. Sono stati redatti numerosi studi e un libro di 600 pagine. Da allora sono state adottate diverse misure, tra cui la creazione del Sistema intercantonale di allarme rapido e di informazione sulle crisi (IFKIS), sviluppato dall’SLF e precursore del sistema SLFPro utilizzato oggi.
Rete da neve piena fino all'orlo nell'inverno del 1999 vicino a Davos
Nel frattempo, gli specialisti hanno sviluppato dei distacchi di neve artificiale, considerati un’alternativa ragionevole e poco costosa alle strutture di controllo delle valanghe.
Dal terribile episodio di 25 anni fa, “la Svizzera ha adottato numerose misure per far sì che i servizi valanghe possano controllare ancora meglio questo tipo di situazione”, spiega Jürg Schweizer, uno dei principali specialisti che hanno studiato questi eventi indimenticabili.
Dopo la valanga di Evolène, gli abitanti della comunità vallesana hanno parlato di destino. Ma alla fine i tribunali hanno ritenuto colpevoli di omicidio colposo una guida e l’ex presidente del comune. Secondo il Tribunale federale, quest’ultimo, che nel 2006 aveva ottenuto la sospensione condizionale della pena, avrebbe dovuto ordinare l’evacuazione di uno chalet dove il pericolo era definito “medio”, mentre il Tribunale ha criticato il primo per non aver chiuso una strada dove il rischio era elevato.
Veduta aerea di un edificio distrutto a Evolène nel 1999
Pericolo valanghe
Il Quotidiano 12.02.2024, 19:00