Non si sono fatte attendere le reazioni al "sì" espresso dalla maggioranza dei cittadini svizzeri sulla modifica dell’articolo costituzionale sulla medicina riproduttiva e all’ingegneria genetica in ambito umano.
“Si tratta di un passo indietro per la tutela della protezione integrale dell'essere umano dal suo concepimento fino alla morte”, sostiene la Conferenza dei vescovi svizzeri in un comunicato, nel quale ribadisce: “Con questa diagnosi, non si cura una malattia, ma la si evita sopprimendo l'embrione che ne è portatore. Ciò non è giustificabile!”.
Il Partito evangelico, dal canto suo, si dice sorpreso del chiaro appoggio al testo in votazione e annuncia che “verrà lanciato il referendum contro la legge”, mettendo così in atto la minaccia ventilata nel corso di tutta la campagna. “Nella legge il Parlamento si è spinto troppo lontano”, ha dichiarato a caldo la consigliera nazionale e presidente del partito Marianne Streiff, stando alla quale: “La Svizzera diventerebbe più liberale rispetto a certi paesi che autorizzano questo esame genetico”.
Una minaccia di una raccolta firme e di una nuova possibile chiamata alle urne non sembra però preoccupare chi ha “vinto” quest’oggi. Il consigliere agli Stati Felix Gutzwiller (PLR/ZH), infatti, si è detto convinto che “questo referendum è destinato a fallire”.
ATS/bin