La vicenda della flotta mercantile svizzera, come noto, ha finora causato un buco nelle casse pubbliche di 300 milioni di franchi che potenzialmente potrebbe ancora costarne altri 400.
In attesa di chiarirne gli errori con l’inchiesta amministrativa già avviata, l'imbarazzante vicenda della flotta svizzera d'alto mare è approdata questa mattina (lunedì) in tribunale a Berna. Alla sbarra è finito un ex armatore sospettato di aver gonfiato i prezzi di costruzione e acquisto di svariate navi mercantili garantite dallo Stato e svendute a causa della crisi del settore. Alla lente degli inquirenti ci sono fideiussioni concesse nel 2005 e nel 2013 per complessivi 130 milioni di franchi.
Le parti lese sono 12, fra cui la Confederazione, 10 delle quali sono compagnie di navigazione in liquidazione. Truffa, falsità in documenti, amministrazione infedele le accuse principali nei suoi confronti. L’imputato le respinge tutte e la sentenza è attesa il 9 luglio prossimo.
Le navi finora svendute a causa della crisi del settore, sottovalutata o neanche lontanamente prevista dai servizi della Confederazione chiamati a valutare i rischi delle garanzie concesse, sono una ventina e altrettante beneficiano tutt'ora dell'intervento statale con fideiussioni valide fino al 2032.
Il sostegno politico alla marina mercantile, rinnovato dal Parlamento l'ultima volta nel 2008, trae origine da un patto risalente ad un'ottantina di anni fa: copertura finanziaria in cambio di flessibilità delle rotte in caso di emergenza nell'approvvigionamento del Paese.