È il trentacinquesimo accordo di libero scambio sottoscritto dalla Svizzera, in nome di quella che il Consiglio federale chiama “diversificazione”, riuscire cioè a commerciare con più mercati a condizioni vantaggiose. Una carta da giocare, solitamente molto apprezzata dal mondo economico, in particolare in un periodo come quello che stiamo vivendo, segnato da più di una crisi geopolitica, con ripercussioni anche economiche. Quello con gli Stati del Mercosur - spazio economico che raggruppa Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay - permette alla Svizzera di facilitare i propri scambi commerciali, con un’area in cui vivono 270 milioni di persone.
“Globalmente possiamo parlare di un successo”, ha affermato il consigliere federale Guy Parmelin, che a Buenos Aires ha siglato questa intesa, in nome anche dell’Associazione europea di libero scambio, AELS, che comprende anche Norvegia, Liechtenstein e Islanda.
“Siamo riusciti a proteggere le denominazioni di origine controllata per oltre 110 prodotti agricoli come il Gruyère, e abbiamo poi trovato anche una formulazione soddisfacente per il diritto intellettuale e il rispetto dei brevetti, anche se non è la miglior soluzione che si poteva adottare”, ha aggiunto Parmelin.
Un risultato che giunge al termine di un negoziato piuttosto tormentato, basti dire che l’accordo era vicino ad una sottoscrizione già nel 2019, ma poi tutto è naufragato, anche a causa di forti resistenze interne, in particolare da parte dell’industria farmaceutica e del mondo agricolo. Il Consiglio federale assicura ora che quanto raggiunto rappresenta un buon compromesso tra i diversi interessi in gioco.
La Svizzera potrà beneficiare di una riduzione dei dazi doganali sul 95% dei propri beni esportati verso questi Paesi dell’America Latina, con risparmi previsti pari a circa 180 milioni di franchi all’anno. Una cifra che fissa questo accordo al terzo posto tra quelli firmati dalla Svizzera, superato solo, per i risparmi raggiunti, da quelli con l’Unione europea e con la Cina. Resta ora da capire come si muoverà in particolare il mondo agricolo. Il direttore dell’Unione svizzera dei contadini, Martin Rufer, ha fatto sapere di essere intenzionato ad analizzare “con cura” i singoli dettagli di questo accordo. Non vi sono da escludere nemmeno resistenze da parte del fronte ecologista, in particolare per quanto riguarda la protezione della foresta amazzonica, messa sotto pressione dall’attività agricola dei Paesi Mercosur. Su questo punto Guy Parmelin ha fatto notare che nell’accordo “ci sono dei punti precisi sulla deforestazione, sull’agricoltura sostenibile e sul rispetto delle popolazioni indigene. Sono elementi nuovi e positivi”. Nei prossimi mesi l’accordo verrà sottoposto al vaglio del Parlamento e, in caso di referendum, anche del popolo.