C’è chi lo ha definito un altro soffitto di cristallo infranto. Per arrivare alla nomina di Bernadette Rüegsegger, come prima ufficiale donna della polizia cantonale ticinese, ci sono voluti però decenni. “Si tratta naturalmente di una buona notizia. Ma non pensiamo più al passato, guardiamo al futuro”, dice Johanna Bundi Ryser, presidente della Federazione svizzera dei funzionari di polizia, intervistata dalla RSI.
Come giudica la situazione delle donne ufficiali in Svizzera?
“La quota delle donne nelle forze di polizia è attualmente di circa il 26%, di cui quasi il 2% occupa posizioni dirigenziali. Naturalmente sappiamo che non è molto alta. Dobbiamo lavorare sodo per fare in modo che aumenti. Si stanno già facendo sforzi sia da parte dei corpi di polizia sia della politica. Alcune città hanno addirittura degli obbiettivi ben precisi e altri corpi stanno acquisendo una cultura di leadership più moderna”.
Quali sono i maggiori ostacoli alle carriere femminili in divisa?
“Il lavoro a tempo parziale è ovviamente un tema importante, sia per le donne sia per gli uomini. Vanno create delle strutture che permettano alle poliziotte con famiglia di poter svolgere la loro professione. Certo, non si può pensare che tutte dall’oggi al domani vengano promosse a capo. Occorre però che abbiano un piano di carriera e una formazione che le portino poi a occupare funzioni di responsabilità”.
Che vantaggi possono portare le donne ufficiale nei corpi di polizia?
“Naturalmente è sempre un bene per le squadre. Le équipe miste, statisticamente parlando, funzionano meglio. Non c’è solo la diversità di genere, ma anche di età, di origine e di competenze. Tutto deve essere equilibrato per poter davvero risolvere i problemi o trovare soluzioni in modo creativo e costruttivo. A tal proposito i team diversificato sono molto, molto preziosi”.

La prima donna ufficiale della polizia ticinese
Il Quotidiano 05.07.2023, 19:00