Svizzera

Libertà d'espressione, ma con dei limiti

Tre romandi a processo per aver invitato alla diserzione - L'esperto: "In teoria gli imputati rischiano una pena detentiva"

  • 05.05.2023, 21:40
  • 20.11.2024, 11:22
Una protesta andata in scena davanti alla sede del Tribunale penale federale a Bellinzona

Una protesta andata in scena davanti alla sede del Tribunale penale federale a Bellinzona

  • Tipress
Di: SEIDISERA/Red.MM 

Alla sbarra non per aver imbrattato oppure occupato luoghi pubblici, ma per aver inviato e pubblicato sul web una lettera che invitava la popolazione a boicottare l'esercito. È di questo che devono rispondere tre giovani ambientalisti e antimilitaristi che venerdì sono comparsi davanti a una Corte del Tribunale penale federale di Bellinzona.

Il fatto lo aveva denunciato il consigliere nazionale Jean-Luc Addor (UDC), secondo cui la lettera violava l'articolo 276 del Codice penale, che in sostanza prevede che la chiamata alla diserzione venga punita. In aula gli avvocati difensori hanno invece ribadito la centralità della libertà d'espressione e hanno puntato il dito contro la sproporzione dei mezzi messi in campo per un processo del genere.

05:47

Invitarono alla diserzione, 3 a processo

SEIDISERA 05.05.2023, 18:26

  • TiPress

Un processo (per il quale la sentenza è attesa nelle prossime settimane) che pone alcune domande, in particolare sul dibattito democratico e la libertà d'espressione. Ci sono dei limiti a quello che possiamo dire, scrivere o fare e sono stabiliti dalla legge, come spiega alla RSI Stéphane Werly, professore di diritto della comunicazione all'università di Neuchâtel: "La libertà d'espressione è un diritto fondamentale di ogni persona, ma non possiamo dire, scrivere o fare tutto ciò che vogliamo. Non si può, per esempio, dare del ladro a qualcuno. Se non lo è, si tratta di diffamazione o calunnia. Non si può insultare una persona o discriminarla sul piano razziale o sessuale, e non si può ostacolare la libertà di una persona e il diritto penale".

03:01

Tre ambientalisti a processo per una lettera contro l'esercito

Telegiornale 05.05.2023, 20:00

Quello che hanno fatto gli attivisti può essere difeso invocando la libertà d'espressione?
"Gli attivisti possono appellarsi alla libertà d'espressione. Il problema è che esistono dei limiti, in questo caso il limite posto dall'articolo 276. Precisamente una delle condizioni per limitare la libertà d'espressione, è l'esistenza di un articolo di legge che lo permette. In questo caso si tratta di un delitto che è la via di mezzo fra il crimine e la contravvenzione. In teoria i tre attivisti rischiano una pena di privazione della libertà".

Ma diverse persone non amano l'esercito, si esprimono contro l'esercito e ne chiedono l'abolizione, ma senza conseguenze penali. Perché questo caso è diverso?
"È il fatto di aver pubblicamente provocato alla disubbidienza. Se rimangono discussioni fra due o più persone non è un problema. I tre romandi, forse senza pensare che ci sarebbero state conseguenze penali, hanno fatto un appello pubblico a boicottare l'esercito e quindi chiaramente rientra nel diritto penale".

L'articolo 276, che in sostanza prevede che la chiamata alla diserzione venga punita, per il quale sono a processo i tre romandi è un retaggio della guerra fredda, come affermano i sostenitori degli attivisti. Ed è stato poco applicato fino ad ora. Potrebbe essere questo caso a cambiare la norma?
"Ci sono effettivamente disposizioni che figurano nel codice penale da tanto tempo. Il codice è entrato in vigore nel 1942. Ci sono disposizioni che regolarmente vi compaiono, ma anche che vengono eliminate. È il legislatore che decide, anche a seconda di come cambiano i costumi. Attenzione però: qui si tratta di una disposizione che riguarda i crimini contro lo Stato. Non credo che oggi ci sia la volontà di eliminare questa norma".

Gli attivisti hanno denunciato un'azione sproporzionata nei loro confronti, con perquisizioni e sequestri. I tre vodesi sono finiti davanti al Tribunale penale federale. Tutto ciò potrebbe avere un effetto sulla libertà d'espressione?
"Effettivamente penso che i tre romandi non erano coscienti di poter finire al Tribunale penale federale. Se questo caso dovesse fare giurisprudenza, è evidente che i prossimi ci penseranno due volte prima di incitare pubblicamente alla disubbidienza militare. Sicuramente ci sarà un freno e sarà preso in considerazione anche questo aspetto".

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