Svizzera e Liechtenstein da 100 anni non sono legati solo dalla stessa valuta - il franco - ma anche da un’unione doganale. Il Principato di 40’000 abitanti è però stato “graziato” dalla furia dei dazi di Donald Trump, ottenendo un 15% a fronte del 39% elvetico. Com’è possibile e quali le conseguenze? La corrispondente della RSI Anna Riva l’ha chiesto alla nuova capa del Governo Brigitte Haas, ieri in visita ufficiale a Berna.
Dalla minaccia iniziale di dazi statunitensi al 37%, al 15%. Come avete fatto?
“Il Liechtenstein è contento di questa riduzione, un passo nella giusta direzione. Per la nostra economia però anche il 15% è una grande sfida e speriamo che le cose migliorino ulteriormente”.
15% come l’Unione Europea e come lo Spazio economico europeo di cui Liechtenstein fa parte. Potrebbe essere questo un motivo?
“Ci è stata comunicata questa percentuale nella notte tra il 31 luglio e il primo di agosto. Non abbiamo però ricevuto alcuna spiegazione. Di conseguenza ci risulta molto difficile capirne il motivo”.
Con la Svizzera il presidente Trump dice di avere un deficit commerciale di 41 miliardi di dollari. A quanto ammonta quello tra Stati Uniti e Liechtenstein?
“Il Liechtenstein e la Svizzera sono un’unione doganale. Il deficit commerciale è quindi impossibile da calcolare, né sappiamo quale sarà il calcolo degli Stati Uniti”.
L’obiettivo originario era ottenere la stessa percentuale per il Liechtenstein e per la Svizzera. Come procederanno ora le cose tra i due Paesi, caratterizzati appunto da una storica unione doganale?
“Con la Svizzera collaboriamo in maniera molto intensa. Il Liechtenstein è un Paese piccolo, con un mercato interno contenuto. Le nostre imprese e le nostre industrie effettuano anche molte forniture verso la Svizzera, prodotti che vengono poi eventualmente elaborati ulteriormente prima di andare negli Stati Uniti. Ciò significa che anche le imprese del Liechtenstein sono colpite indirettamente dai dazi più alti. Speriamo che la Svizzera e le sue imprese possano dimostrarsi innovative e riorientarsi”.
Il Liechtenstein intende aiutare in qualche modo le imprese svizzere vessate dal 39%. Lei ha detto di recente che non ci saranno trucchetti come eventuali aperture di filiali fittizie nel vostro Paese.
“I trucchetti non sono mai positivi. La cosa più importante sarebbe ridurre i dazi. Non pensiamo che ci saranno aggiramenti o tentativi di aggiramento, perché il rischio sono dazi al 40%. E se un’azienda vuole stabilirsi altrove serve tempo”.