La Svizzera si prepara a un secondo round di negoziati con gli Stati Uniti sui dazi doganali. Lo ha affermato Ignazio Cassis , capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), durante un incontro con la stampa a margine della Giornata della diplomazia del Locarno Film Festival. Il consigliere federale ha spiegato che, dopo una prima fase intensa, è ora necessario “lasciar depositare la polvere” prima di ripartire con misure adeguate. “Ci vorranno altri tentativi”, ha ammesso, sottolineando che la fiducia è la base di ogni percorso diplomatico. “Abbiamo fatto tutto quello che la Svizzera sa fare e abbiamo dovuto constatare che non è abbastanza, non solo nei contenuti, ma anche nei metodi.”
Alla domanda se tutto dipendesse dal presidente americano Donald Trump, Cassis ha risposto con decisione: “Non è tutto nelle mani di Trump. Si sbaglia se si dice questo. È anche nelle mani della Svizzera. Bisogna essere in due per dirsi di sì o di no”. Ha aggiunto che il comportamento del leader statunitense va interpretato in relazione a quello della Confederazione: “Non possiamo scaricarci, dire ‘fa quello che vuole’. No, fa quello che vuole ma a dipendenza anche di come noi ci comportiamo.”
Riguardo alle critiche rivolte al DFAE per una presunta mancanza di iniziativa, Cassis ha chiarito che la strategia negoziale è condivisa da tutto il Consiglio federale. “Chi fa che cosa e come... mi fa sorridere. Si costruiscono romanzi avventurosi su chi dovrebbe chiamare chi. È un pochino più complesso.” Ha spiegato che il ruolo del DFAE è quello di coordinare e, se necessario, aprire la strada, ma sempre in “assoluta discrezione”. Alla domanda se anche lui si recherà a Washington, ha risposto: “Io incontro Rubio (il segretario di Stato americano, ndr) in qualsiasi momento, non c’è nessun problema. Ma l’incontro deve avere un senso e deve essere accettabile anche per l’altra parte”.
Sulla possibilità di coinvolgere nelle trattative anche personalità di spicco del mondo economico, il ministro degli esteri ha risposto che non si deve confondere la politica con la fantascienza. Naturalmente si parla con i “capitani d’industria”, ma il tutto è un po’ più complesso. È un po’ come nel calcio: nove milioni di persone diventano improvvisamente allenatori, ma è la squadra che deve fare gol, ha spiegato il ticinese.
Durante la conferenza stampa, Cassis ha anche annunciato la firma di una dichiarazione congiunta promossa dalla Gran Bretagna e sottoscritta dalla Svizzera, che chiede l’apertura permanente dei corridoi umanitari nella Striscia di Gaza. E interpellato sulle sue aspettative in vista del previsto incontro tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader del Cremlino Vladimir Putin, previsto venerdì in Alaska, ha parlato di un “passo nella giusta direzione”
Infine, riflettendo sul contesto globale, Cassis ha osservato che le regole della diplomazia stanno cambiando: “Se non capiamo che siamo in un nuovo mondo, non abbiamo capito di cosa stiamo parlando. Il mondo è cambiato, la rivoluzione post ’68 è finita e non sappiamo ancora quale sarà il nuovo mondo.”