Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha archiviato un procedimento penale riguardante l'acquisto a prezzi troppo elevati di mascherine da parte del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). Le autorità non hanno infatti potuto confermare le accuse. I reati ipotizzati erano di abuso di autorità, infedeltà nella gestione pubblica, falsità in documenti e corruzione.
Indagine scattata nel gennaio 2021
L'indagine era scattata a seguito di una denuncia penale depositata nel gennaio 2021. A due ex quadri del DDPS era stato rimproverato di aver fornito false informazioni sul costo e sulla qualità delle mascherine, di aver tolto dalla circolazione troppo tardi quelle inadatte alla protezione dal coronavirus e di non aver richiesto il rimborso del prezzo d'acquisto.
Secondo un rapporto, tutto ciò era costato circa dodici milioni di franchi in eccesso ai contribuenti. Nell'ambito di un'inchiesta interna, tuttavia, il DDPS era giunto ad altre conclusioni, non riscontrando problemi né per le protezioni facciali né a livello di prezzo.
L'esplosione dei prezzi all'inizio della pandemia
L'MPC constata, in favore dei due quadri, che il prezzo delle mascherine è esploso all'inizio della pandemia. Tanto che al momento dell'acquisto per la farmacia dell'esercito, si era arrivati a quattordici franchi al pezzo. A causa dell'elevata domanda, era difficile procurarsele. "Solo a partire da maggio 2020 i prezzi si sono normalizzati" rileva la procura federale. Di fronte alle accuse di usura, il fornitore si è offerto di sostituire quelle difettose, il che, secondo il DDPS, all'epoca era più efficace che un'azione legale per rescindere il contratto.
Inoltre, non sono stati provati i sospetti di favoritismi. Stando alla ricostruzione dell'MPC, il dipartimento non ha nascosto alcun fatto o presentato informazioni non veritiere. Non è peraltro stato possibile dimostrare l'esistenza di alcuna contropartita in denaro.