Sarà agevolata non solo l’esportazione di armi, ma anche la loro riesportazione. Il Nazionale ha così approvato martedì, con 120 voti contro 63 e 12 astensioni, gli allentamenti decisi in materia dagli Stati nel quadro di un progetto del Consiglio federale.
Il progetto in questione fa seguito ad un’istanza del Parlamento quando, attualmente, ogni vendita di armi è vietata se un Paese è coinvolto in un conflitto o viola gravemente i diritti umani. Il Consiglio federale ha così proposto una revisione di legge che gli dà una competenza di durata limitata, in modo da derogare eccezionalmente ai criteri di autorizzazione.
Gli Stati sono però andati oltre, sia per l’esportazione, che per la riesportazione: una linea che il Nazionale ha sostenuto, in considerazione della situazione geopolitica in Europa e nel mondo.
Si tratta, ha dichiarato Jean-Luc Addor (UDC/VS) a nome della commissione competente, di assicurare la difesa della Svizzera e la sicurezza economica dell’industria delle armi. Heinz Theiler (PLR/SZ) ha quindi parlato della necessità di regole realistiche alla luce della situazione internazionale e comprensibili per i partner esteri.
La sinistra, che si oppone al progetto, ha sollevato molte domande e già annunciato un referendum. Coi tempi che corrono si tratta soprattutto di fare molti soldi, ha attaccato Pierre-Alain Fridez (PS/JU), mentre Gerhard Andrey (Verdi/FR) ha sostenuto che si tratta di una “lex industria”, anziché di una “lex Ucraina”.
Per parte sua il consigliere federale Guy Parmelin, responsabile del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), ha assicurato che gli emendamenti non mettono in discussione la neutralità. Una ponderazione degli interessi, inoltre, sarà fatta prima di ogni autorizzazione.
Il Nazionale ha tuttavia apportato alcune modifiche al progetto. Il dossier torna quindi alla Camera dei cantoni.











