Un anno drammatico, doloroso e faticoso per la popolazione della Svizzera. E un vero e proprio stress test per le nostre istituzioni: abbiamo assistito al predominio del Governo sul Parlamento, sia a livello federale sia a livello cantonale.
Tutto bene nella prima ondata. Avevamo bisogno di una bussola dentro il caos.
Meno bene nella seconda, che il Consiglio federale, illudendosi, sperava non arrivasse mai e invece era lì pronta a metterci di nuovo in crisi. E così è stato. Ceduta la responsabilità ai cantoni si è visto che si andava in 26 direzioni diverse. Non bene. Anzi male. Il federalismo sotto il peso del Covid-19 ha fatto fatica e constatato il danno il Consiglio federale ha ripreso in mano la situazione e ancora adesso conserva la guida di un processo difficile, quello verso il ritorno ad una certa normalità.
365 giorni con i partiti prima uniti e silenziosi poi divisi e rumorosi, spesso sopra le righe. Non è sempre stato un bello spettacolo, non ha contribuito a rassicurare i cittadini. E poi il rapporto con la scienza: crediamo o non crediamo a ciò che raccontano gli esperti sul Covid. È vero che ne abbiamo sentite di tutti i colori (ad esempio: le mascherine non servono, i bambini non si infettano) ma è altrettanto vero che abbiamo ascoltato spesso solo ciò che ci piaceva di più.
365 giorni in cui la Svizzera è sembrata a tratti un paese come gli altri. In difficoltà. Un paese però che ha la forza per risollevarsi.
È stato un anno complicato anche per la comunicazione. Nessuno, dodici mesi fa, pensava che le conferenze stampa del Consiglio federale potessero diventare un prodotto di alto consumo televisivo, presente sul web e su Facebook. Così invece è stato. Perché la pandemia ha dapprima coinvolto e poi travolto tutte e tutti.
Sono state comunicate tante decisioni, forse troppe. Le prime capite, le ultime sopportate anche con un certo fastidio da una parte crescente della popolazione. È stata una prova complicata per il Consiglio federale e per i governi cantonali, sollecitati come mai era successo in passato.
La stanchezza da coronavirus ha provocato insofferenza e a poco a poco il rapporto di fiducia fra autorità e popolazione si è sfilacciato. Si può ovviamente essere critici, anche arrabbiati, dopo le decisioni appena annunciate dal Consiglio federale. Ma è importante che vengano rispettate per evitare il rischio di ricominciare tutto da capo. Non possiamo permettercelo. Siamo troppo stanchi.