Svizzera

Tra grotte e cunicoli per prepararsi allo Spazio

Lo svizzero Marco Sieber ha seguito un addestramento nel massiccio del Matese - SRF l’ha incontrato nel luogo segreto dove gli astronauti si sono allenati

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Marco Sieber, il secondo astronauta svizzero

Telegiornale 12.10.2025, 20:00

Di: Telegiornale/FCi 

È stato selezionato tra oltre 22mila candidati e si sta preparando con un duro allenamento. Stiamo parlando di Marco Sieber, 36 anni, che dopo Claude Nicollier è il secondo svizzero di professione astronauta. Medico e paracadutista dell’esercito, fa parte dell’Agenzia spaziale europea (ESA) e SRF l’ha incontrato tra i cunicoli del massiccio del Matese, tra il Molise e la Campania.

L’addestramento, al quale partecipano due colleghi e una collega di altre agenzie spaziali, si tiene all’interno di un labirinto di grotte e dura quattro giorni e tre notti. Il luogo esatto viene tenuto segreto. “È la prima volta per me. L’entrata è praticamente un buco, per 30 metri siamo dovuti passare per un corridoio molto stretto”, racconta Sieber. “Ho subito pensato: ‘Se va avanti così non so se ce la faccio’. Ma poi sono riuscito ad abituarmi abbastanza in fretta e sono persino riuscito a godermi l’esperienza”.

In questi quattro giorni gli astronauti devono esplorare le grotte, analizzare i campioni di roccia e la qualità dell’aria. In tutto questo il lavoro di squadra è centrale, anche per la sopravvivenza. Oltre a Sieber ci sono il giapponese Makoto Suwa, l’emiratino Mohammad Al Mulla e la statunitense Jasmine Moghbeli della NASA, che è l’unica ad essere già partita in missione. Per sei mesi ha infatti lavorato sulla Stazione spaziale internazionale. “Il cibo che abbiamo qui è molto simile a quello che si mangia in missione”, spiega. “L’acqua è molto pesante e non è facile portarsela dietro. Quindi ci si porta cibo disidratato e poi lo si reidrata”.

Anche il ritmo del giorno e della notte è paragonabile a quello di una missione spaziale: “Nella caverna se non hai un orologio il tuo corpo non si rende conto del tempo che passa”, sottolinea Sieber. “Nello spazio è esattamente la stessa cosa. Ci sono un’alba e un tramonto ogni 90 minuti. È impossibile adattarsi a quei ritmi”.

Un primo assaggio di quello che potrebbe trovarsi ad affrontare nello spazio Marco Sieber ce l’ha avuto. Non gli resta che aspettare la chiamata per una missione, per la quale, però, potrebbero volerci ancora alcuni anni.

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