Il Cantone di Zurigo sta lanciando un progetto pilota per combattere i messaggi di odio rivolti ai politici. L’idea è quella di offrire aiuto alle persone che vengono prese di mira. Verrà anche condotto un sondaggio per determinare meglio l’entità del problema e valutare come procedere.
“Se non vogliamo che l’odio online freni la nostra democrazia, dobbiamo fare qualcosa”, ha dichiarato la consigliera di Stato zurighese Jacqueline Fehr, capo del Dipartimento di giustizia e affari interni.
Messaggi ingiuriosi e minacciosi vengono regolarmente pubblicati sui social media o inviati per e-mail. Secondo il Dipartimento di giustizia e affari interni, alcuni politici hanno già abbandonato il loro posto di lavoro a causa di questi insulti e minacce.
Quantificare il problema
È il primo passo è quantificare il problema, ovvero valutare quanti messaggi di odio, e con quale frequenza, sono rivolti ai politici. Il Dipartimento, il Parlamento cantonale e l’Associazione dei Presidenti dei Comuni hanno deciso di unire le forze e lavorare insieme. Concretamente verrà anzitutto lanciato un sito web, zh.ch/stop-hate per informare e insieme ricevere informazioni. Gli zurighesi che sono attivi in politica a livello federale, cantonale o comunale, sia come rappresentanti eletti che come candidati, possono utilizzare il sito per contattare esperti legali per un esame giuridico dei messaggi di odio che hanno ricevuto.
Diritto penale
Gli avvocati stabiliscono se il contenuto dei messaggi viola qualche articolo del Codice penale. In caso affermativo, gli stessi avvocati denunceranno gli autori dei messaggi. In caso contrario, il dipartimento fornisce elementi testuali per una risposta adeguata al messaggio ricevuto.
Gli onorari degli avvocati sono pagati dal dipartimento fino a un certo importo. Durante il progetto pilota, che durerà fino alla fine dell'anno, ogni persona interessata ha diritto a tre garanzie di copertura.
Il dipartimento, infine, valuterà i risultati dell’indagine. “Se sarà dimostrata la necessità, istituiremo un servizio permanente per combattere l’odio”, sottolinea Jacqueline Fehr. La Consigliera di Stato non vuole che a nessuno venga impedito di diventare politicamente attivo a causa della sua etnia, religione o orientamento sessuale.