Sono passati circa tre mesi da quando don Samuele, il parroco di Cadro, è stato arrestato per una serie di reati finanziari in cui ha sottratto soldi alla famiglia e alla Fondazione Damiano Tamagni, nata in nome del nipote Damiano, ucciso nel 2008 al carnevale di Locarno.
Uno scandalo che getta ombre anche sulla Fondazione che, pur non avendo nessuna responsabilità, si ritrova ad essere associata alla vicenda, pochi giorni dal 14esimo anniversario dalla morte di Damiano.
A parlarne per la prima volta dopo l'autodenuncia del sacerdote è il fratello, Maurizio Tamagni, presidente della fondazione: "Sono molto deluso per quello che è capitato, perché mio fratello ha abusato della nostra fiducia, è un tradimento che fa male - racconta ai microfoni della RSI - Non abbiamo avuto nessun sentore, nessuno pensava che sarebbe potuto arrivare a tanto".
Di campanelli di allarme infatti non ce ne sono stati, mai nessun segnale della sua doppia vita e tanto meno di quanto stava accadendo al denaro dei loro genitori. La prima avvisaglia è arrivata solo quando ha iniziato a prelevare il denaro della Fondazione, spiega Tamagni: "Quando abbiamo notato che aveva fatto dei prelevamenti dalla Fondazione, nell'arco di cinque giorni, mi sono accorto che qualcosa non andava e quando gli ho chiesto mi ha dato delle risposte molto sospette, lì ho iniziato ad indagare".
Nel momento in cui si apre il vaso di Pandora, don Samuele invece di affrontare la famiglia, parte per due settimane di vacanza. Al suo rientro trova tutti i conti bloccati. Pochi giorni dopo il parroco di Cadro si autodenuncia.
A preoccupare di più il presidente della Fondazione Damiano Tamagni è il danno di immagine: "Ha fatto un grande danno, non era solo un membro, era vicepresidente, aveva una responsabilità ed è stata tradita". Un tradimento che ha portato a delle conseguenze: una, ad esempio, il concorso di disegno per "un carnevale divertente" è in fase di stallo, perché la persona che se ne occupava ha deciso di andarsene dopo la vicenda.
La fondazione è talmente a disagio che ha addirittura rinunciato a chiedere il consueto sostegno annuale: "Come presidente penso che tocchi a me scusarmi con tutti coloro che ci hanno sostenuto e devo ringraziare chi ha fatto delle offerte spontanee che ci danno fiducia", conclude Maurizio Tamagni.
Don Samuele a processo
Per don Samuele Tamagni si avvicina il momento della verità. Mercoledì il procuratore pubblico Daniele Galliano lo ha infatti rinviato a giudizio, con la formula del rito abbreviato. La pena concordata è di 33 mesi di carcere: sei da espiare, gli altri 27 sospesi condizionalmente per un periodo di prova di due anni.
La vicenda riguarda le malversazioni compiute dal prete a favore di un giovane italiano, conosciuto nel 2016, con cui intrecciò una relazione. Sulle prime il parroco di Cadro e Davesco-Soragno attinse al suo patrimonio personale. In cambio di prestazioni sessuali, per finanziare gli strampalati progetti dell’amico (compreso il poker) e per pagarne addirittura il matrimonio. Dall'inchiesta emerge che il danno effettivo ammonta a 740'000 franchi.