Ticino e Grigioni

A processo per abusi su almeno 20 minori di 16 anni

Il reo confesso, un 30enne, adescava le vittime sui social network - L’accusa ha chiesto una pena di 5 anni, da sospendere a favore di un trattamento stazionario - La sentenza è attesa per lunedì

  • 23 maggio, 21:05
  • 23 maggio, 21:11
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A caccia di minori sui social

Il Quotidiano 23.05.2024, 19:00

Di: Quot/RSI Info

Quello approdato giovedì in aula è un caso pesante. Per il tipo di reati commessi, per la loro intensità, per il numero di vittime. Almeno 20 le minori di 16 anni rimaste preda dell’imputato, tra il febbraio del 2019 e l’ottobre scorso. Bambine che “con modalità subdole e insidiose – è stato sottolineato dall’accusa – ha ridotto a oggetti di consumo sessuale.” Il suo terreno di caccia erano i social network, che utilizzava per circuirle e cercare di sottometterle al proprio volere. Trentuno gli abusi ricostruiti dagli inquirenti: 23 tentati, 8 riusciti. Ma in realtà – ha aggiunto la procuratrice pubblica Valentina Tuoni – sono molti di più. Alle ragazzine il 30enne del Locarnese, difeso da Alain Susin, chiedeva di scambiare foto e filmati. Oppure di compiere atti sessuali di vario genere. A volte dietro compenso. Soprusi avvenuti a distanza, certo. Ma non per questo meno gravi – ha ricordato la procuratrice. In un’occasione l’uomo passò anche all’atto, palpeggiando una stagiaire. In un’altra l’incontro, organizzato su Snapchat, sfumò solo grazie al fatto che la minore non si presentò all’appuntamento. Il 30enne ha dovuto rispondere infine del materiale pornografico messo a disposizione (sempre di ragazzine) e che si procurò (o tentò di procurarsi). Addebiti integralmente ammessi dal giovane. Non senza comunque – secondo Tuoni – minimizzare sistematicamente le sue pulsioni pedofile. “Perché le minorenni?”, gli ha domandato la giudice, Francesca Verda Chiocchetti. “Perché era più facile ottenere quanto volevo. Con loro – ha detto l’imputato – riuscivo a connettermi meglio. Ho sbagliato, e mi pento amaramente”.

Agli atti c’è una diagnosi di pedofilia. Il perito psichiatrico non ha ravvisato alcuna scemata imputabilità. Al momento dei fatti il 30enne era completamente capace di intendere e volere. Alto, per contro, il pericolo di recidiva; tanto che l’uomo potrebbe addirittura andare oltre gli abusi già compiuti. L’esperto ha quindi suggerito una presa a carico quotidiana, di tipo stazionario.

L’accusa ha chiesto una pena di cinque anni di carcere, da sospendere appunto per consentire il trattamento. La difesa si è battuta per un massimo di due. Lunedì la sentenza.

Trentenne pedofilo a processo a Lugano

SEIDISERA 23.05.2024, 18:18

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