Un po’ a sorpresa il Gran Consiglio ticinese ha bocciato lunedì sera un’iniziativa parlamentare generica che chiedeva una stretta all’utilizzo degli interinali per i lavori attribuiti tramite una commessa pubblica. Un po’ a sorpresa perché il testo, presentato da otto parlamentari provenienti da tutti gli schieramenti politici, arrivava in aula accompagnato da un solo rapporto, favorevole, firmato dal socialista Fabrizio Sirica. Di solito è un indice di probabile approvazione.
La richiesta era basata su una sentenza del Tribunale federale, che aveva invece cassato il divieto totale di impiegare gli interinali negli appalti pubblici. “L’escalation del lavoro interinale in Ticino è incontrollata, crea dumping salariale e precarietà”, ha sostenuto in aula il promotore, Claudio Isabella del Centro. E Sirica ha insistito, sottolineando come l’iniziativa poggiasse su un parere di Mon Repos che giudicava percorribile questa via.
E invece, al momento delle dichiarazioni di voto il vento è cambiato, con gli interventi dei liberali-radicali Paolo Ortelli e Luca Renzetti, secondo i quali il 60% delle imprese svizzere ricorre regolarmente a lavoro interinale, il settore è già tutelato e gli interinali spesso in breve tempo diventano collaboratori fissi. E così alla fine ha prevalso il “no”, con i voti della destra, del PLR e di buona parte del Centro.