Una carta dei pericoli per la Val Bavona: il Cantone l’ha presentata martedì al Municipio di Cevio. Per ora non si sa nulla di più, perché le autorità vogliono dapprima informare i diretti interessati, ossia i proprietari. È pertanto prevista una serata pubblica per martedì prossimo.
Ma cosa sappiamo finora? La carta dei pericoli tocca unicamente la sponda sinistra della valle, quella rimasta più segnata dall’alluvione dell’estate 2024. La zona sopra Fontana e quattro riali: il Larechia, da dove scesero massi impressionanti che sfigurarono Mondada e Fontana, il Ri di Magnasca e quello di Ritorto, e il Ri di Ogliè, intasato di materiale tale da rallentare il corso del fiume e creare il lago che sommerse in parte Roseto.
Ed è la prima volta che la Bavona disporrà di una carta dei pericoli. Attesa anche da chi sta riflettendo sul progetto di ricucitura. A dire il vero c’era già un piano delle valanghe, datato fine anni Novanta-inizio 2000, che suscitò più di una opposizione e non è mai - per così dire - entrato in funzione. Anche se per il Cantone ha sempre funto da bussola.
Per metter mano alla Bavona si sa che occorre cautela, perché è un territorio protetto a livello nazionale, dal 1983 è iscritta nell’inventario federale dei paesaggi d’importanza nazionale ed è appena stato battezzato Paesaggio dell’anno. Sono 124 chilometri quadrati, un fondovalle di una decina di chilometri, che continuano a raccontare una biodiversità che resiste e una civiltà rurale che dovette fare i conti con le asperità. L’ultima frana era del 1992 a Faedo.
Abitata dal 1500, è diventata nei secoli una terra di transumanza. Uomini e bestie scelsero Cavergno e Bignasco, tenendo la valle come retroterra per la bella stagione. Oggi è fatta di case secondarie (anche di germanici e svizzerotedeschi): abitarci 365 giorni all’anno non è vietato, ma nel piano regolatore comunale la Bavona non è indicata come luogo di residenza primaria. E questo ne fa un territorio senza eguali tra quelli della Svizzera italiana devastati dalle alluvioni di un anno fa.