Una giornata di sport si è trasformata in tragedia venerdì pomeriggio nel riale di Lodrino, in Riviera, dove una donna britannica di 33 anni ha perso la vita mentre praticava canyoning. Le autorità cantonali sono al lavoro per chiarire la dinamica e le cause dell’incidente.
Il Radiogiornale ha raccolto il parere di Anna Nizzola, presidente della Commissione acque sicure ed esperta di canyoning, che ha sottolineato la complessità del percorso: “Lodrino è tecnicamente difficile, soprattutto quando c’è tanta acqua. È considerato adatto a persone con un’ottima conoscenza dell’attività, non a principianti”. Secondo Nizzola, le condizioni del riale al momento dell’incidente erano tali da richiedere una solida esperienza e familiarità con il tracciato.
Il fascino del canyon, però, resta intatto. “Lodrino è uno dei canyon più belli in Europa, perciò attira tantissime persone dall’estero”, ha dichiarato l’esperta. Nonostante la sua notorietà, non è previsto l’obbligo di essere accompagnati da una guida. Secondo Nizzola, non si tratta di un percorso frequentato da guide con clienti alle prime armi; quando lo fanno, si tratta generalmente di persone già esperte.
Il canyoning è molto praticato in Ticino, con un afflusso annuo stimato tra i 20’000 e i 25’000 appassionati. Un numero elevato che rende difficile monitorare chi si avventura nei vari percorsi. Tuttavia, Nizzola non rileva un aumento degli incidenti mortali: “Analizzando le statistiche degli ultimi cinque anni, vediamo un’oscillazione. Nel 2020 ci sono stati due incidenti mortali a Lodrino, nel 2023 uno al riale di Claro Vicenzo e purtroppo anche quest’anno uno mortale sempre a Lodrino”.
Le campagne di prevenzione sembrano dunque avere un impatto positivo, contribuendo a una lieve diminuzione degli annegamenti e degli incidenti acquatici in generale. Ciononostante, l’episodio di Lodrino riapre il dibattito sulla sicurezza e sulla regolamentazione degli sport estremi in ambiente naturale.