Cellule del sistema immunitario, ancora immature, vengono reclutate e “corrotte” dai tumori della mammella ormonodipendenti ad alta proliferazione, tra i più aggressivi e difficili da trattare. Queste cellule immunitarie, una volta infiltrate nel microambiente tumorale, cessano di difendere l’organismo e iniziano invece a produrre un metabolita che spinge le cellule tumorali a trasformarsi in cloni progressivamente più aggressivi, accumulando mutazioni genetiche che favoriscono la crescita del tumore. È questo il meccanismo scoperto da un team di ricercatori guidato dalla professoressa Arianna Calcinotto all’Istituto oncologico di ricerca di Bellinzona, lo IOR, che è affiliato all’USI.
La ricerca è stata pubblicata su Nature Communications e divulgata da un comunicato diffuso martedì dall’Università della svizzera italiana.
Per chiarire il comportamento di queste cellule del sistema immunitario, la professoressa Calcinotto ai microfoni del Radiogiornale della RSI traccia un paragone con adolescenti fisicamente già sviluppati ma influenzabili da cattive compagnie. “Vengono richiamate all’interno del tumore in questo stato diciamo adolescenziale e questo fa sì che continuino a maturare all’interno dell’ambiente tumorale, che riesce a plasmarle e renderle suoi complici”.
La scoperta potrà essere sfruttata per combattere la malattia: “Questa popolazione è pro-tumorale, cioè aiuta le cellule tumorali a divenire più aggressive, ma per farlo queste cellule devono cambiare alcune regolazioni e attivano una specifica proteina che le rendi sensibili a un farmaco, il quale è già in utilizzo (per altri tipi di tumore, ndr). Quindi se noi andiamo con questi inibitori ad agire anche su questi tumori ne blocchiamo la crescita.”
Questi i dati a livello pre-clinico. All’esame ci sono anche altre forme di tumori. Il prossimo passo sarà condurre uno studio reclutando 30 pazienti entro fine anno, per poi ampliarlo se i risultati saranno promettenti.