Era il 21 novembre 1916. Nel canale di Kea in Grecia – in quel tratto di mare che si trova tra l’Attica e l’isola di Kea – una mina piazzata dal sottomarino tedesco U-73 danneggiò la HMHS Britannic, nave famosa per essere la gemella del celeberrimo Titanic.
La Britannic, nata come transatlantico di lusso, era stata trasformata in nave ospedaliera dalla Royal Navy per trasportare i feriti della durissima Campagna di Gallipoli. L’esplosione fu talmente potente che la nave affondò in meno di un’ora. Morirono 30 persone. E la Britannic diventò la nave più grande andata persa durante la Prima Guerra Mondiale.
Il relitto, che apparteneva alla compagnia White Star Line, rimase nascosto per quasi sessant’anni perché la marina britannica aveva tenuto segrete le coordinate per motivi militari. E solo nel 1975 il mitico esploratore francese Jacques-Yves Cousteau riuscì a trovarlo. Dunque esattamente 50 anni fa.
Ed è anche in occasione di questo anniversario che poche settimane fa due subacquei tecnici ticinesi, Stella Del Curto e Raffaele Mazza, istruttori della Swiss Diving Academy di Ascona, hanno partecipato ad una spedizione scientifica internazionale di studio della HMHS Britannic, con il compito di fotografare il relitto.
“Era un po’ il sogno di una vita. E a un certo punto, grazie all’esploratore Andrea Alpini che ha organizzato questa spedizione e ci ha chiesto se volevamo farne parte, si è concretizzato”, racconta Del Curto trasmissione Tra le righe su Rete 1.

L'attrezzatura per l'immersione
Un sito archeologico sottomarino
L’HMHS Britannic è sott’acqua, adagiata su un fianco, a una profondità che va dai 90 ai 120 metri, da quasi 110 anni. “Il Governo greco non permette di andare su questi punti di immersione senza permessi: ci sono tutta una serie di vincoli perché questo relitto è trattato al pari di un sito archeologico. In pochi hanno l’autorizzazione per portare avanti l’esplorazione e documentarne lo stato di conservazione”, premette Mazza.

HMHS Britannic, la nave famosa per essere la gemella del celeberrimo Titanic
I rischi della spedizione
Nel canale di Kea le condizioni non sono ottimali. “La difficoltà maggiore non sta nella profondità che bisogna affrontare, ma in tutta una serie di caratteristiche che rendono questo luogo particolare: vuoi per le condizioni di corrente che sono sempre presenti, per il vento, per le onde e anche per il traffico marittimo che è molto importante. Durante le esplorazioni, le navi vengono deviate di mezzo miglio per la sicurezza di chi sta sotto ad esplorare il relitto. E c’è una logistica importante e competente anche fuori dall’acqua: sono persone che sanno esattamente cosa si sta svolgendo sott’acqua e come intervenire in caso che qualcosa vada storto”, aggiunge Mazza.

La Britannic affondò in meno di un’ora, con un bilancio di 30 morti, divenendo la più grande nave andata perduta nella Prima Guerra Mondiale
La discesa fino al relitto
“Dalla superfiecie per arrivare ai 90/100 metri di profondità ci vogliono circa 5 minuti di discesa. Poi si passano 25 minuti sul fondo attorno alla nave. Poi ci vogliono 2 ore e 30 circa di decompressione per tornare in superficie. In totale sono poco più di 3 ore di immersione”, racconta Del Curto. “La parte sul relitto è stata fantastica: quei 25 minuti volano. Poi nella fase di decompressione che segue, quindi durante tutta la lenta risalita, si rivivono mentalmente tutte le emozioni appena vissute, osservando il blu”.
La parte sul relitto è stata fantastica: quei 25 minuti volano
Stella Del Curto, subacqueo tecnico
“Ero documentato e dunque sapevo sia cosa aspettarmi che le difficoltà che avremmo probabilmente incontrato, che però abbiamo affrontato senza problemi, ma è stata comunque una grande emozione”, le fa eco Mazza. “Quando ci si trova davanti a questa enorme poppa, con le sue tre eliche immense, ci si sente veramente piccoli. E ti dici che queste sono vere, non sono quelle del modellino che milioni di spettatori hanno visto nel film Titanic. Vedere le strutture della nave che sono ancora al loro posto, le ancore, il ponte di comando con ancora il telegrafo di macchina, i fanali, di fa rendere conto di essere di fronte ad un museo sommerso. In quegli istanti il tempo è veramente tiranno e bisogna ottimizzarlo al secondo”.
Quando ci si trova davanti a questa enorme poppa, con le sue tre eliche immense, ci si sente veramente piccoli. E ti dici che queste sono vere, non sono quelle del modellino che milioni di spettatori hanno visto nel film Titanic
Raffaele Mazza, subacqueo tecnico

Le eliche del relitto
“Per scattare le fotografie che avevamo in mente di fare, abbiamo pianificato tutto prima dell’immersione: quale foto, dove, in quale posizione”, conclude Del Curto.

La Britannic affondò in meno di un’ora, con un bilancio di 30 morti, divenendo la più grande nave andata perduta nella Prima Guerra Mondiale
La Battaglia dei Convogli
Stella Del Curto e Raffaele Mazza stanno già preparando la prossima avventura, stavolta per la società che si occupa della documentazione dei siti sommersi in Italia. Presto partiranno infatti per una spedizione che andrà a studiare i relitti delle navi affondate durante la Battaglia dei Convogli, che ebbe luogo tra Lampedusa e la Tunisia, nella Seconda Guerra Mondiale.