Novità importanti, forse decisive nell’inchiesta sul caso della 24enne eritrea, morta a Bellinzona la sera del 3 luglio 2017 dopo essere precipitata dal balcone del suo appartamento. Il procuratore pubblico Moreno Capella ha ricevuto l’attesa perizia disposta per verificare l’attendibilità delle dichiarazioni del marito, tuttora in carcere con l’accusa di omicidio intenzionale.
L’uomo si professa innocente, e sostiene che la giovane si sarebbe tolta la vita. Il rapporto, allestito dall’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna, smentisce però la sua versione, giudicando “poco verosimile” l’ipotesi del suicidio. Gli esperti sono giunti alla loro conclusione attraverso una serie di calcoli. Accertamenti tecnici, eseguiti sulla base dei risultati dell’autopsia e dei dati rilevati durante la ricostruzione del mese di agosto. A complemento di questo lavoro hanno inoltre effettuato, in un altro ambiente, nuove simulazioni con dei manichini.
L’esito degli esami – come detto – rasenta la certezza. La posizione in cui fu rinvenuto il corpo della donna non sembra compatibile con la tesi di una semplice caduta. Ora le parti dovranno formulare le proprie osservazioni. Poi non resterà che contestare la perizia al 35enne (pure eritreo) e chiudere le indagini. Il tutto entro gli inizi di maggio, quando scadrà l’ultima proroga della carcerazione preventiva appena concessa dal giudice competente.
Francesco Lepori
Si aggrava il caso dell'eritrea uccisa
Il Quotidiano 07.04.2018, 21:00