Ticino e Grigioni

Filippo Rossi, il caso è politico

Scatta l’interrogazione sul presunto mancato sostegno della diplomazia svizzera nei confronti del giovane arrestato in Venezuela. Il DFAE: "Caso esemplare"

  • 13.10.2017, 21:54
  • 23.11.2024, 03:58
Filippo Rossi, a destra, con il collega Roberto Di Matteo

Filippo Rossi, a destra, con il collega Roberto Di Matteo

  • web/MAD/Facebook

“Mi è mancato il supporto da parte di Berna quando mi trovavo in carcere”. Filippo Rossi, reporter ticinese arrestato di recente in Venezuela non lesina critiche alla diplomazia svizzera: “Mi hanno detto di prendere un avvocato pubblico o di farmi rappresentare da quello di Di Matteo (il collega italiano di Rossi, anche lui finito in cella). Il console onorario italiano è venuto a trovarci in prigione, ma degli svizzeri nessuno si è presentato”.

La vicenda di Rossi, nel frattempo rientrato a Lugano, è dunque diventata un caso politico, in quanto sulla base della delusione espressa pubblicamente dal giovane, il consigliere nazionale Marco Chiesa ha depositato un’interrogazione parlamentare – che verrà esaminata durante la sessione invernale delle Camere federali – per fare chiarezza sul ruolo della diplomazia elvetica in questa vicenda.

“Spero di ottenere delle rassicurazioni rispetto al grado di assistenza che può attendersi un cittadino svizzero in Venezuela ma anche nel resto del mondo”, ci spiega Chiesa: “Che nessuno sia andato a rendergli visita in carcere mi sembra molto grave”.

Da noi interpellato, Jean-Marc Crevoisier, capo dell'informazione del Dipartimento degli affari esteri, rimanda tutte le accuse al mittente. "Quello di Filippo Rossi - citiamo - è per la diplomazia elvetica un "caso esemplare". Essere liberati dopo 48 ore da un carcere venezuelano parla per un'efficacia delle procedure che è da elogiare. "Si sa - prosegue Crevoisier – che l'unione fa la forza e la nostra strategia è stata proprio quella di collaborare a stretto contatto con le autorità italiane, suddividendoci i compiti. Gli italiani, è vero, sono stati presenti in carcere, ma noi eravamo in costante contatto telefonico e i giornalisti sono stati scortati all'aeroporto da un'automobile dell'ambasciata Svizzera”. Tutte le ambasciate, prosegue ancora Crevoisier, sono chiuse durante i weekend, ma abbiamo un helpline che è attiva 24 ore su 24 e infatti da Berna ci si è attivati subito.

Cal/Red.MM

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