Nichilismo è quando manca lo scopo. “Il futuro non è più una promessa. Manca la risposta al perché. Perché devo studiare? Perché devo lavorare? Al limite, perché devo stare al mondo?”.
Umberto Galimberti parte da questa definizione di Nietsche per parlare della stagione dei giovani, alla luce dei recenti fatti di cronaca, italiana e non solo, che chiamano in causa l’educazione delle giovani generazioni, soprattutto nei rapporti con l’altro sesso. Senza educazione, dice il filosofo, “saremmo ancora all’età dei babilonesi. Ma quali sono i luoghi dell’educazione? Oggi, mi pare, la famiglia è un disastro”.
Educazione non tanto, non solo alla tecnica, ma a cose trascendenti come l’empatia. “L’empatia è una cosa che ci consente di leggere quello che passa nel cuore e nella mente dell’altro. E’ risonanza emotiva”. Nasciamo con essa, se ne occupano i nostri neuroni specchio. Ma la si può anche perdere, se non viene rafforzata dall’educazione. Il celebre psicanalista e saggista italiano era ieri (sabato) a Lugano per un evento tutto dedicato al tema della risonanza emotiva.
“Kant diceva che il bene e il male potremmo anche non definirli, perché ciascuno li sente o dovrebbe sentire da sé. Ma oggi non è più vero. Quando devo ascoltare o leggere le risposte che i ragazzi stupranotori danno agli inquirenti... sono risposte allucinanti nella loro semplicità. Dicono: ma che cosa abbiamo fatto? Non c’è la risonanza emotiva nei loro comportamenti”.
Chi ci aiuterà? Di certo non la tecnica, che non è buona o cativa in sè, dipende dall’uso che se fa. Ma se una volta si diceva che il fine giustifica i mezzi, oggi è vero semmai che posso scegliere dei fini solo a partire dai mezzi che la tecnica mi mette a disposizione. Galimberti non vuole fare dell’ottimismo di maniera, invocare la speranza come categoria vuota. Il suo è un invito all’azione, non all’attesa messianica. “O ti dai da fare oppure, se ti limiti a sperare, non succede proprio niente”.






