poesia della svizzera italiana

I fichi del ricco traboccano dal parco: Poeti ticinesi in autunno

Un percorso di (ri)lettura, tra i componimenti di Alberto Nessi, Giorgio Orelli e Fabio Pusterla dedicati alla stagione che da sempre è musa naturale della poesia

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Giorgio Orelli

Giorgio Orelli

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Di: Sofia Morosoli-Bertoli 

L’autunno porta con sé un denso concerto di sensazioni, impossibile da ignorare. Le giornate si fanno più corte, i colori mutano, la luce si fa più morbida, più diffusa. Pioggia e sole si alternano, lasciando la natura confusa, quasi incoerente, mentre si prepara al freddo dell’inverno. È una stagione particolare per tutti: coincide con nuovi inizi o periodi sospesi, di attesa, di riflessione. L’autunno è una stagione dai forti contrasti: per alcuni sinonimo di malinconia, per altri accogliente come nessun altro periodo dell’anno. I colori intensi, caldi, si contrappongono al cielo meno saturo, mutevole e indefinito, ma che ormai ha perso quel blu vivido dell’estate appena andata.

È una stagione ispiratrice, che proprio per le sue caratteristiche è da sempre musa naturale per la poesia. Alcuni autori ticinesi hanno saputo coglierne le sfumature, componendo versi ad essa dedicata. Sono poesie che parlano di realtà, che ci permettono di vedere nitidamente l’ambiente trasformato, di percepirne i sapori — la castagna, la zucca, i fichi, l’uva — e di sentirne gli odori: il muschio, l’umido terriccio, la pioggia fina.

Quindi, col rischio altrimenti di diventare troppo didascalici, facciamoci cullare dai versi di alcuni dei più intensi poeti ticinesi, lasciando spazio ad Alberto Nessi, Giorgio Orelli e Fabio Pusterla.

Alberto Nessi

Alberto Nessi

Poeta e prosatore nato a Mendrisio nel 1940, è autore di rara sensibilità. Nei suoi testi affiorano spesso i tratti tipici del parlato ticinese e ricorrono immagini di umile quotidianità locale, in cui natura e uomo sono in costante dialogo.

È una fortuna passeggiare tra i castagni
mi dici un mattino di novembre
mentre i gambi riversi del granoturco
splendono sotto le finestre e le donne dei paesi
aprono la porta della bottega. È una fortuna
marinare la vita che non ci appartiene
per ascoltare lo scricchiolio tutto nostro
delle foglie: le parole cadono felici
come le bacche rosse dal corniolo.
È una fortuna non sbagliare sentiero
verso il poggio da dove l’eremita
qualche secolo fa guardava la Lombardia
e dove noi ci abbracciamo tra le stoppie.

È una fortuna , (A. Nessi, Ai margini, Collana di Lugano, Lugano 1975)

 Lo sai, ci sono i cachi del bagatto
ce li porta Novembre in una sporta
quando il freddo fa strage negli orti
c’è la zucca del Federico (lo vedi come arranca
sulla salitella?): ha una voce saggia
racconta giorni di sole e di pioggia
e poi c’è il nostro amore che non invecchia
se brucia a un tratto come lo stecco
vicino alla brace, dentro il nostro letto.

Canzonetta d’autunno, (A. Nessi, Blu cobalto con cenere, Casagrande, Bellinzona 2000)

giorgio orelli

Giorgio Orelli

Nato in Leventina nel 1921 e scomparso nel 2013, Orelli è una delle voci più note e riconosciute della Svizzera italiana. Autore prolifico, ha scritto anche numerosi saggi su alcuni dei maggiori autori della letteratura italiana. La sua è una voce sincera, diretta, indimenticabile e indimenticata. È la sua straordinaria aderenza alla realtà, spesso accompagnata da una sottile vena ironica, a rendere i suoi scritti così incisivi e autentici.

Felinamente in giallo
viscido di salamandra
tra siepe e asfalto: neanche la faccia
gli ho visto al ragazzo in bici
quasi m’investe allo svolto.
tanto fitto pioveva e di traverso
che alle vacche vicino al liceo
l’anima s’annegrava:
in gruppo, stralunate,
disprezzavano l’erba,
mute muggivano al cielo. 

D’autunno , (G. Orelli, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano 2015)

I fichi del ricco traboccano dal parco,
ma neanche il porco li mangia.
Sembrano buoni, così belli e pieni,
ma nessuno li mangia.
Imbratteranno presto la viuzza.
Vieni, Lucia, che andiamo
per una strada meno stretta
dove cadono ricci con castagne
e possiamo giocare a pestarci le ombre
senza che abbaino cani. 

Due passi con Lucia, d’autunno, (G. Orelli, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Milano 2015)

Fabio Pusterla

Fabio Pusterla

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Fabio Pusterla

Nato a Mendrisio nel 1957, Pusterla è un letterato poliedrico: poeta, prosatore, traduttore, critico e docente universitario. Vincitore di numerosi riconoscimenti letterari, tra cui il Premio Schiller, è un poeta complesso, a tratti ermetico, capace di incastrare raffinati giochi linguistici e vivida realtà. La sua poesia spesso riporta una rappresentazione cruda del mondo, di cui si mostrano le incoerenze e il disordine. Non è insolito ritrovare nei suoi versi un’amara ironia, mai banale.

Posso solo restare immobile, osservare
il movimento delicato delle foglie, dorate
prima, poi gelidamente verdazzurre, 
con lo sparire del sole di settembre
(e l’apparire di fumiganti brume, 
di umidi vapori); e i digradanti colori delle felci 
dal giallo al Bruno, con punte di rossastro;
o poco più in là l’arabesco 
di foglie e ricci, col brulichio consueto di formiche 
nel terriccio, attorno a vecce, chanterelles
e cortecce squamose, umidicce;
e ubriacarmi dell’odore di legna
nel profondo del bosco.

Le terre emerse, (F. Pusterla, Concessione all’inverno, Marcos y Marcos, 1985)

Questi versi, pur diversi, restituiscono con armonia la complessità di questa stagione di passaggio, di memoria, di contrasti. Lasciamoci allora accompagnare dalle parole di questi poeti, tra le foglie brune e i ricci caduti, nei giorni di sole e di pioggia. E forse, anche per noi, sarà davvero — come scrive Nessi — «una fortuna non sbagliare sentiero».

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