La blacklist per i morosi della cassa malati era stata introdotta nel 2012 e sospesa nel 2020 durante la pandemia di Covid-19. Una lista che permetteva di sospendere le prestazioni mediche alle persone che non volevano pagare i premi di cassa malati o che non si presentavano ai colloqui con i servizi sociali. Ma oggi il Gran Consiglio ticinese ha messo un punto finale a questa pagina di politica. La discussione è stata lunga, ma ha portato alla decisione di approvare - con 42 voti contro 37 - il rapporto di minoranza che sosteneva l’iniziativa parlamentare presentata dal Partito Socialista nel 2018 che chiedeva l’abolizione della blacklist. Ora il Consiglio di Stato è chiamato a cancellarla del tutto.
Attualmente sono solo tre i cantoni che hanno una blacklist del genere. Altri stanno valutando di abbandonare questa misura.
In Ticino ci sono 20’000 persone circa che non pagano la cassa malati. Ma queste persone non vogliono, come dice una parte del Parlamento, o non possono? Questa morosità costa allo stato circa venti milioni di franchi all’anno, perché è il cantone a doversi far carico di buona parte delle insolvenze.
Chi sono i morosi di cassa malati e come si finiva nella “blacklist”?
Chi non paga il premio di cassa malati viene segnalato al Cantone dall’assicurazione. Sarà poi il Comune in cui si risiede a mandare la convocazione. Se a quel punto - negli anni in cui la blacklist era attiva - si sceglieva di non comparire oppure di non pagare anche se le finanze personali lo permettevano, si entrava nella lista e venivano limitate le prestazioni non urgenti (una lista che era visibile ai fornitori di prestazioni). Se invece ci si trovava nell’impossibilità finanziaria di pagare, la gestione passava ai servizi sociali e quindi niente lista e niente sospensioni.
Chi copre i costi dei premi non pagati?
Quando il mancato pagamento arriva a un attestato di carenza di beni, il Cantone rimborsa all’assicuratore l’85% del credito, ma il credito resta dell’assicuratore. Se poi il debitore paga, l’assicuratore gira al Cantone solo il 50% di quanto incassato e trattiene il resto: su ogni rimborso il Cantone in sostanza perde il 35% rispetto a quanto aveva anticipato.
Per correggere questo meccanismo, dal 1° luglio di quest’anno i Cantoni possono pagare il 90% e farsi “cedere” il credito: il debitore non è più moroso verso la cassa, ma verso il Cantone, e ogni rimborso futuro va interamente al settore pubblico.
Perché questa opzione non convince tutti?
Perché incassare direttamente costa: servono personale, procedure, talvolta ditte esterne che trattengono una percentuale. Il rischio è che l’incasso totale non serva poi a coprire i nuovi oneri amministrativi. Per esempio, nel 2023 il Ticino ha ricevuto circa 1,2 milioni dai rimborsi delle casse (cioè il 50% degli incassi), con una perdita stimata di circa 800 mila franchi rispetto all’85% anticipato. Se avesse gestito lui il recupero avrebbe incassato il doppio, 2,4 milioni, ma con costi amministrativi stimati superiori agli 800 mila franchi persi: il vantaggio quindi sembra non esserci.
In pratica, oggi il Cantone paga comunque un conto per i morosi, mentre le assicurazioni private rischiano poco. La nuova regola del 90% prova a riequilibrare, ma la sua adozione dipende da quanto costa — davvero — recuperare quei crediti. Un calcolo che al momento tutti i cantoni hanno considerato essere sfavorevole, unica eccezione Neuchâtel che vorrebbe provare questa nuova modalità.

Blacklist per i morosi della cassa malati
SEIDISERA 17.09.2025, 18:00
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