C’è un tema che costa caro alla collettività: i difetti di fabbricazione delle grandi opere. In queste settimane i quotidiani ticinesi (CdT e Regione) hanno parlato di un paio di casi sui quali la RSI ha scelto di tornare per capire quanto sono frequenti questi errori e cosa vuol dire costruire per durare. Il primo è quello della passerella rossa che collega Pratocarasso a Galbisio. Invecchiata anzitempo, dopo soli 15 anni sono necessari lavori di risanamento per quasi 1 milione e mezzo di franchi. Come mai?
“Un mix di fattori, una scelta progettuale sfortunata, una modalità di esecuzione non perfetta, mancanza controlli di qualità e vandalismo hanno provocato un invecchiamento precoce della struttura”, ha dichiarato il municipale titolare del dossier Henrik Bang alla RSI. Una perizia attesta “questo mix di scelte sfortunate” ma le garanzie previste dalla Società svizzera degli ingegneri e degli architetti sono ormai scadute e quindi i costi sono interamente a carico della città di Bellinzona.
Il secondo esempio è il soffitto della stazione di Lugano, dopo soli 9 anni le infiltrazioni d’acqua sono evidenti. Si chiamano difetti occulti, quelle pecche che emergono solo con il tempo e che il costruttore non poteva prevedere. “Abbiamo due ipotesi”, ci parla Patrick Walser portavoce delle FFS: “Potrebbero essere i giunti, che non sono serrati bene e fanno penetrare l’acqua o un problema nel sistema di evacuazione delle acque.” Le ferrovie hanno commissionato uno studio che entro fine anno chiarirà le cause del danno.
SIA: “Dispiace, ma i casi sono rari rispetto al costruito”
La domanda di fondo è: come si fa a costruire per durare? Lo abbiamo chiesto a Silvia Barrera, co-presidente della sezione ticinese della SIA - la società svizzera degli ingegneri e degli architetti.

La co-presidente della sezione ticinese della SIA, Silvia Barrera
Nel suo messaggio il Municipio di Bellinzona chiede poco meno di 1 milione e mezzo per risanare un manufatto che era costato, solo 15 anni fa, poco più di 2 milioni. Qual è la sua reazione?
“Premetto che non conosco il processo progettuale del caso in sé. Ho letto l’articolo. Chiaramente non è una notizia che lascia indifferente la categoria dei progettisti che rappresento. Bisogna capire come è andato il processo progettuale, perché il processo progettuale prende in esame diversi criteri, che sono i costi, le valutazioni tecniche, quelle politiche, i tempi, la sostenibilità e ci sono anche tanti attori coinvolti. Il processo del costruito è sempre un compromesso tra le scelte che vanno fatte nel miglior modo possibile, ma questo non tutela poi un’opera dall’avere dei problemi”.
C’è una perizia dove si attesta che sono state fatte delle scelte che il Municipio chiama infelici. Quanto sono frequenti queste situazioni in Ticino?
“Direi che capitano, dei piccoli errori magari sono anche frequenti ma vengono sono sistemati in tempi rapidi. Se c’è un buon processo del costruito, l’architetto, il direttore lavori o le maestranze se ne accorgono subito e vengono sistemati. Si può dire che i casi non sono eclatanti se si valuta sia la complessità dei processi, ma anche il gran numero di cose che vengono costruite”.
Le norme SIA prevedono delle garanzie, la più lunga è di dieci anni per questi difetti occulti. È sufficiente?
“Le garanzie di un’opera finita sono di cinque anni o di dieci anni per i danni occulti. Sono fondamentali, ma sono considerate un intervento immediato per coprire dei difetti del costruito consegnato. La SIA fornisce delle linee guida affinché il processo di costruzione sia il migliore possibile, ma questo non cancella la possibilità che emergano dei problemi. La pratica è appunto sempre più complessa, quindi bisogna seguire i regolamenti SIA che gestiscono anche il tema delle responsabilità. Ma tutto questo da solo non basta a garantire la durabilità di un’opera che dipende da molti altri fattori come la scelta dei materiali, la posa e la manutenzione”.
Ma progettare per durare cosa significa? Il municipale Bang ha detto che bisogna fare un passo indietro sul bello a favore del duraturo. Siete d’accordo?
“Bisognerebbe dissertare a lungo su cosa sia la bellezza, perché le assicuro che nessuna persona è pronta a rinunciare alla propria idea del bello. Io posso dirle che i progettisti che rappresento nel concetto di bellezza sicuramente mettono la funzionalità di un’opera, la durabilità, il valore culturale, il valore sociale. Quindi parlare di bello è piuttosto delicato. Bisogna mescolare in modo consapevole tutti questi ingredienti. E se si parla di difetti, è un tema che va gestito con una progettazione alla base oculata, ma poi soprattutto con la gestione dell’errore umano che sicuramente è dietro l’angolo. Chi lavora sbaglia”.
Come si gestisce l’errore umano?
“In fase costruttiva gli errori si vedono e abbiamo tutti gli strumenti per correre ai ripari. In fase di consegna il progettista deve avere un ruolo informativo. Ci sono poi dei documenti che vengono consegnati con l’opera, dove si dice che genere di manutenzione necessita. La manutenzione è a carico del committente e ogni difetto che emerge va affrontato singolarmente”.