Se si pensa a una catastrofe naturale nel 2025 in Svizzera, viene subito in mente Blatten: il villaggio della Lötschental è stato travolto e quasi interamente devastato il 28 maggio da 9 milioni di metri cubi di ghiaccio e roccia precipitati dal ghiacciaio e dalla montagna sovrastanti. Quanto accaduto in Vallese, tuttavia, ha poco a che vedere con la meteorologia: “Al momento del crollo c’erano delle debole precipitazioni, ma quello che ha giocato un ruolo principale sono piuttosto la geologia e il clima, con i cambiamenti climatici e la conseguente fusione del ghiacciaio”, ha detto l’esperto di MeteoSvizzera Luca Nisi, chiamato martedì sera in studio a Prima Ora della RSI a ripercorrere l’anno che si avvia alla conclusione.

Il ponte di Visletto crollato in Vallemaggia nell'estate del 2024
“Nulla di paragonabile al 2024”
Certo, anche nel 2025 “ci sono stati eventi di maltempo, pure al sud delle Alpi, ma nulla di confrontabile con il 2024”, l’anno delle tragedie in Vallemaggia e a Sorte. Le precipitazioni sono state “ben distribuite” sull’arco dell’anno e nel complesso attorno alla norma tranne gennaio, che l’ha superata abbondantemente, e l’autunno tendenzialmente secco. Si ricordano quattro temporali con quantitativi importanti (in maggio, luglio, agosto e settembre) e soprattutto la “supercella” di Lugano il 24 luglio. In quel caso, però, più che la pioggia “sono stati vento e grandine” a causare importanti danni. Le raffiche, per mancanza di stazioni di misura nelle aree più colpite, non sono state misurate, ma Nisi ritiene che abbiano superato, e non di poco, i 100 km/h. Le analisi hanno perì dimostrato che non si è trattato di un tornado.

Il vento aveva sradicato alberi il 24 luglio nel Luganese
“Fermare l’acqua qualche volta è impossibile”
Chi dice maltempo, dice anche pompieri, chiamati a intervenire in situazioni di emergenza. In collegamento con lo studio, il comandante del corpo del Mendrisiotto, Corrado Tettamanti, ha ricordato la regione in luglio è stata toccata da “eventi estremi”, che hanno comportato un gran numero di interventi. Sono episodi ai quali si reagisce rapidamente grazie alla presenza di un picchetto, ma che hanno condizionato anche l’istruzione: in particolare - ha detto - “è aumentata quella incentrata sulla condotta per questo tipo di eventi, con ”formazioni anche specifiche”. Perché il fuoco può fare paura, ma “fermare l’acqua è molto più difficile e laborioso, qualche volta impossibile”, ha detto, ricordando quanto accaduto nell’estate dello scorso anno.
Il quarto anno più caldo
Se si guarda invece alle temperature, alle nostre latitudini “termineremo il 2025 come il quarto anno più caldo dall’inizio delle misure nel 1864, forse addirittura il terzo a sud delle Alpi”. Il primato spetta ancora al 2022, seguito a ruota da 2023 e 2024. “Una scala decrescente curiosa”, ma per Nisi il fatto che i primi quattro anni nella classifica siano gli ultimi è comunque “un chiaro segnale del cambiamento climatico” in atto. A livello mondiale, se non si batterà il primato assoluto, ci si andrà molto vicini. Nella Svizzera italiana i periodi canicolari sono stati due, in giugno con temperature particolarmente alte durante il giorno (a Biasca il valore più alto, 36,4 gradi), e in agosto con le minime particolarmente elevate, anche di notte, ha ricordato Nisi.
Difficile fare previsioni a lungo termine, “come si è visto anche quest’anno, dove dopo un giugno estremamente caldo le previsioni stagionali davano un’estate torrida. Ma luglio ci ha proposto un’interruzione, con una metà piuttosto fresca”. In ottica 2026, si sta comunque “instaurando nuovamente El Niño e questo porta solitamente a livello globale ad avere degli anni eccezionali a livello di temperature”.
Arriverà la neve?
Più a corto termine, infine, la domanda che interessa gli appassionati di sci: arriverà la neve? “A sud delle Alpi ne è arrivata un po’ fra ieri e oggi (martedì e mercoledì, ndr) ma i quantitativi sono decisamente sotto la norma. A 2’000 metri mancano dai 50 agli 80 centimetri rispetto a quanto dovremmo trovare al suolo. Al nord delle Alpi, invece, la neve era arrivata anche copiosa, ma poi sono sa









