La grande distribuzione ticinese è preoccupata. Il commercio, che vale quasi il 15% del PIL cantonale, mostra segnali di stagnazione: un malanno a cui l’Associazione dei grandi distributori ticinesi (DISTI) vuole porre rimedio.
La cura? Una campagna di sensibilizzazione che punta a valorizzare il commercio ticinese, in un momento segnato da e-commerce e turismo degli acquisti. Un invito moderato, che non vuole “demonizzare nessuno”, precisa ai microfoni del Quotidiano il presidente della DISTI, Enzo Lucibello, “ma sensibilizzare sull’importanza del commercio in Ticino: non è esportabile, bisogna cercare di difenderlo il più possibile.”

Commercio al dettaglio in Ticino, c'è preoccupazione
SEIDISERA 14.10.2025, 18:00
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La promozione della campagna è l’ultimo passo di una strategia più ampia. L’Associazione si è innanzitutto appoggiata alla SUPSI per quantificare il valore dell’intero commercio ticinese – non solo quello dei grandi distributori affiliati. Il giro d’affari complessivo sfiora i 5 miliardi di franchi, con una massa salariale di 737 milioni. Cifre importanti per un settore “che in questi anni non è cresciuto, nonostante il rimbalzo dopo il periodo pandemico”, spiega al Quotidiano il professore di strategia e imprenditorialità della SUPSI Carmine Garzia.
Dati alla mano, si sono cercate le cause del malessere. “Il settore è esposto a una pressione molto forte derivante dal commercio online e dal turismo degli acquisti”, aggiunge Garzia. Negli ultimi vent’anni il commercio online è triplicato, mentre i consumi medi per famiglia sono diminuiti del 17%. A pesare è anche l’invecchiamento della popolazione. “I consumi dipendono dalla popolazione che vi risiede. Se uniamo la diminuzione della spesa media alla bassa crescita demografica, non possiamo aspettarci una crescita del commercio nel medio-lungo periodo.”