“Sono ancora sotto shock, ho i polsi blu e diversi dolori, al braccio, ma anche alla testa. Quelli però passeranno, ma per l’umiliazione e il trattamento subito non sarà così facile”. A parlare è Paola (nome di fantasia, identità nota alla redazione, ndr), protagonista ieri sera (lunedì) di un fermo muscolare da parte di agenti della polizia cantonale.
Teatro degli avvenimenti sono le Scuole medie di Camignolo, dove ieri sera era presente il Consigliere federale Ignazio Cassis in occasione del Comitato cantonale del PLR ticinese. La presenza del ‘ministro’ degli Esteri ha - come recentemente successo anche a Bellinzona - richiamato alcuni manifestanti a sostegno della Palestina, che si sono ritrovati per denunciare “la complicità svizzera nel genocidio a Gaza”. La situazione, come riportato anche da alcuni media cantonali in serata, era però molto tranquilla, i manifestanti presenti erano poche decine e si sono limitati a scandire slogan.
Radiogiornale delle 07:00 del 14.10.2025 - Le parole di Cassis nel servizio di Christian Gilardoni
RSI Info 14.10.2025, 10:23
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“Intorno alle 20 – prosegue il racconto Paola, 46enne maestra d’asilo domiciliata nel Sopraceneri –, mi sono spostata verso la palestra delle scuole, allontanandomi quindi dall’aula magna dov’era in corso la serata. Non c’erano cordoni di polizia e non c’erano delimitazioni, mi sono quindi solo appartata per vedere se da lì avevo una visuale migliore. A un certo punto un agente in borghese – presumo – mi ha vista e ha iniziato a urlare ai colleghi in modo aggressivo ‘mandatela fuori dai coglioni’. Io non avevo cartelli con me, non stavo gridando nulla e non ho minacciato nessuno. A quel punto è arrivato un agente da me intimandomi in maniera aggressiva di andarmene, al che io ho semplicemente provato a chiedergli in maniera molto tranquilla ed educata perché dovevo andarmene da lì, trovandomi su suolo pubblico e non rappresentando nessuna minaccia. L’agente ha allora iniziato a spingermi e io ho provato anche a dirgli di smetterla e che me ne sarei andata via da sola, ma non ho fatto in tempo a finire la frase che mi hanno afferrata e scaraventata con la testa contro i vetri della palestra, ammanettandomi con violenza… pensavo che mi rompessero un braccio”.
L’episodio non si conclude però qui, Paola viene infatti portata a bordo della camionetta della polizia, sempre con le manette ai polsi: “Io piangevo, ho chiesto di poter fare una telefonata ma in un primo momento l’agente presente sul mezzo mi ha trattata malissimo, con fare strafottente, tanto che quando gli ho chiesto come si chiamava mi ha risposto ‘Pippo Baudo’. Mi sono sentita profondamente disprezzata, come se avessi combinato non so cosa. Ho provato anche a cercare un po’ di empatia e conforto umano, perché ero veramente sotto shock, ma solo verso la fine il poliziotto ha cambiato atteggiamento, e solo dopo che un altro agente che mi conosceva è venuto a confortarmi con parole gentili dicendomi che era arrivata sul posto mia mamma e che a breve mi avrebbero lasciata andare, ma sono state le uniche parole educate sentite durante tutto l’intervento”. Fermo che è durato quasi un’ora, dopodiché Paola è stata lasciata andare. Le sono stati presi i dati, ma non è stato redatto nessun verbale.
Paola oggi si è recata al pronto soccorso, dove le è stato diagnosticato un trauma e le è stato stilato un certificato medico per restare a casa dal lavoro. Se per i dolori fisici causati dall’intervento non è comunque preoccupata, a lasciare il segno sono state proprio le modalità del fermo: “Da donna, trovarmi circondata da 3-4 uomini in tenuta antisommossa che ti strattonano e malmenano, la presenza dei cani… è stato davvero tremendo, stanotte non ho chiuso occhio e tremo ancora adesso. Io capisco bene che la polizia deve fare il proprio lavoro e lo rispetto, ma credo che trattare così una persona, una donna, una cittadina che non ha fatto nulla…sia davvero incomprensibile, oltre che inaccettabile. Uno degli agenti si è poi scusato a più riprese con mia mamma, ma ciò non cancella quello che ho vissuto”.
La polizia: “Si è introdotta nel dispositivo ed è stata invitata ad allontanarsi”
Dall’altra parte, la polizia cantonale da noi sollecitata in merito alle ragioni, alla proporzionalità e alle modalità dell’intervento, ci ha fornito una risposta scritta che riportiamo di seguito integralmente.
“Nel contesto di una manifestazione non autorizzata a Camignolo, tenutasi a margine di un dibattito e di un comitato cantonale di partito, è stato organizzato un dispositivo di sicurezza. Alla manifestazione ha preso parte una quarantina di persone, alcune delle quali si sono posizionate in maniera tale da impedire il passaggio dei membri delle autorità presenti alla serata”.
Per quanto riguarda il caso puntuale da voi evocato, una persona si è introdotta nel dispositivo ed è stata invitata ripetutamente ad allontanarsi per ragioni di sicurezza. Nonostante le intimazioni, ha opposto resistenza rendendo necessario il suo fermo temporaneo e la sua identificazione”.
Guarda il video del fermo in testa all’articolo

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