C’è una valle, a sud del Bernina, dove l’agricoltura non è solo un mestiere, ma una filosofia di vita. La Valposchiavo, terra di confine tra Italia e Svizzera, ha scommesso su un progetto ambizioso, il “100% Valposchiavo”. Un marchio che non è solo un’etichetta, ma una visione del futuro. Farine, carni, uova, latticini, piccoli frutti. Persino l’olio. Il paniere si è riempito in fretta e da poche decine di prodotti nel 2015 si è arrivati a quasi 300 oggi. Si sono stabilite filiere corte e collaborazione tra settori per creare uno sviluppo economico.
Francesco Vassella, direttore della Regione Bernina, lo ha spiegato con chiarezza ai microfoni del Quotidiano. “100% Valposchiavo - dice - non può essere ridotto semplicemente a un concetto di comunicazione, di promozione. Chiaramente ha anche questo scopo, ma va ben oltre: è una visione su come possiamo sviluppare le nostre aziende”. I numeri parlano chiaro, vi sono il 12% dei posti di lavoro in agricoltura, contro una media cantonale del 5,4%. Sedici milioni di investimenti, con il 97% delle aziende convertite al biologico. Un successo, sulla carta, ma la realtà, come sempre, è più complessa.
Orlando Lardi, ristoratore e commerciante, non nasconde infatti le difficoltà. “Chi pensa forse che far parte del concetto 100% Valposchiavo sia un buon affare si sbaglia di grosso. È costoso far parte del 100% Valposchiavo perché i prodotti li paghi di più, si paga una quota di adesione, si pagheranno i controlli in futuro, quindi non è una passeggiata”. Certo, la concorrenza è tanta con l’area di confine, anche per via dei prezzi. Però, ricordano gli operatori commerciali, “c’è anche gente che ci crede”.
Il progetto non si ferma. Anzi, alza l’asticella. Nuovi paletti per i soci, controlli più selettivi. Marcello Raselli, della Commissione Marchi, è fiducioso che il progetto potrà anche fare selezione. “Chi ci crede deve rimanere in questo progetto - spiega alla RSI - e lo deve fare bene. Sono convinto che c’è già tanta gente che lo fa molto bene. Gli altri dovranno mollare e forse ci saranno dei nuovi che si interesseranno a questo progetto, secondo me molto interessante”.
Ma non tutti sorridono. Thomas Compagnoni, dell’Associazione Agricola Poschiavo, non nasconde la delusione mentre spiega che nelle previsioni era stata inserita una crescita delle vendite dei prodotti e del prezzo. Un traguardo per il quale bisogna ancora lavorare. “Noi agricoltori -riflette - ci stiamo preparando per avere una strategia entro primavera di come affrontare questo problema per poter essere alla fine contenti di questo risultato, perché per il momento non siamo contenti. Assolutamente”.









