Le imprese familiari ticinesi soffrono il franco forte: più di 2 aziende su 10, infatti, esportano per oltre il 50% del fatturato. In un momento di forte incertezza a livello mondiale, però, lavorare in famiglia rappresenta un valore aggiunto. Infatti, stando all’Osservatorio della SUPSI, non se la passano così male: il fatturato generato da queste 8’461 aziende è stabile, così come il numero di collaboratori ovvero 83’808. L’associazione che le riunisce è arrivata al traguardo dei dieci anni “in piena salute e con 97 famiglie imprenditoriali associate”, spiega ai microfoni del Quotidiano della RSI Martino Piccioli, presidente dell’Associazione imprese familiari Ticino. Una realtà “molto vivace, dove si ha piacere di vedersi, incontrarsi tra i membri, imparare l’un l’altro. Quindi direi: molto bene”.
Ad aver messo i bastoni tra le ruote a molti è stato però il franco forte. “Queste imprese hanno sofferto del tasso di cambio perché una buona parte di queste imprese esporta”, spiega Carmine Garzia, professore in imprenditorialità e strategia d’impresa all’USI. “Per dare un’idea: abbiamo il 23% delle aziende dell’AIF Ticino che esporta per oltre il 50% del fatturato. Quindi stiamo parlando di numeri molto importanti e chiaramente la forza del franco va a penalizzare la crescita misurata in termini di cifre d’affari”.
In media, le imprese con almeno la seconda generazione attiva hanno 120 collaboratori e ricavi per 45 milioni di franchi. Oggi anche loro sono confrontate con un momento storico caratterizzato da forti instabilità economiche, geopolitiche e sociali. La guerra commerciale internazionale, prosegue Garzia, potrebbe avere effetti particolarmente significativi su queste aziende perché, tra l’altro, producono quasi sempre prodotti ad alto valore aggiunto, per produzioni piuttosto importanti, come per esempio per quella dell’automotive.
Un’instabilità che porta più consapevolezza sull’importanza di pianificare il passaggio generazionale. Il 60% lo ha già fatto, gli altri non ancora. “Sono aziende che possono affrontare meglio, quindi più resilienti, le situazioni particolari di forte instabilità come questa, proprio perché non dipendono dagli investitori finanziari e direttamente dall’andamento dei mercati finanziari”.
Si tratta tendenzialmente di piccole o medie imprese, aggiunge Piccioli. Quindi davanti a sfide sempre più globali e internazionali, dove il capitale necessario per competere sui mercati è sempre più grande, questa diventa una grande sfida. Una sfida per la quale queste aziende trovano nella famiglia un alleato fondamentale.