La SUPSI, con la riammissione della Svizzera nel programma di ricerca dell’Unione europea Horizon, punta a rafforzare la sua posizione internazionale. Più di un progetto su 10 della scuola universitaria, infatti, è condotto in collaborazione con realtà europee. Un esempio è quello sulle zanzare, in corso all’istituto di microbiologia.
Piccole, ma minacciose. All’istituto di microbiologia della SUPSI si esaminano infatti le zanzare. Questo laboratorio è una delle 12 organizzazioni europee del progetto E4Warning. In diversi Paesi, si monitora la diffusione di questi insetti. “In Ticino abbiamo delle aree che sono risultate positive per la presenza di zanzare infette con il virus della febbre del Nilo. Quindi le marchiamo con una polvere colorata e distribuiamo le trappole sul territorio per vedere fino a quante centinaia di metri riusciamo a ricatturarle”, spiega alle telecamere del Quotidiano della RSI Eva Veronesi, ricercatrice senior in bio-sicurezza alla SUPSI.
E la stessa attività viene svolta dai colleghi degli altri istituti europei. Non a caso, il progetto è parte del programma di ricerca UE Horizon. A coordinare il tutto è un centro catalano che ha voluto coinvolgere la SUPSI perché il Ticino è un osservatorio privilegiato. “Soprattutto in Ticino, dove le temperature sono sempre più elevate rispetto alla Svizzera interna, siamo una porta d’ingresso di questi patogeni, da qui poi si possono propagare nel resto d’Europa. È molto importante focalizzarci, cercare di prevenirli o gestire eventualmente il loro ingresso”, dice Veronesi.
Le zanzare non si fermano al confine. Il monitoraggio è europeo e l’UE ha finanziato il progetto. Non la parte ticinese però. Il mezzo milione destinato alla ricerca della SUPSI è stato messo dalla Confederazione. Questa infatti la soluzione nei 4 anni di sospensione della Svizzera da Horizon. Un soccorso da Berna che alla SUPSI ha limitato fortemente i danni. “Possiamo dire di essere stati bravi nell’adattarci alle nuove condizioni e di essere riusciti comunque ad avere risultati importanti in termini di partecipazione a progetti e anche acquisizione di finanziamenti”, sottolinea Emanuele Carpanzano, direttore ricerca e trasferimento conoscenza alla SUPSI.
Il problema non erano i soldi. Il rientro in Horizon dà ai ricercatori svizzeri la possibilità di coordinare i progetti. “Questo non era possibile nella situazione precedente; era molto penalizzante sia in termini reputazionali delle università sia in termini di carriere”, dice Carpanzano.
Perché in ambito accademico, la reputazione è tutto. “Per esempio, personalmente, avevo già vinto altri 4 fondi europei Horizon in passato nella mia carriera e quindi questo ha favorito le collaborazioni, le conoscenze, questo ha portato a una richiesta di partecipazione”, spiega Veronesi. Dal canto suo Carpanzano sottolinea che la SUPSI ha mediamente attivi 400 progetti, “quindi sono veramente molti, distribuiti su tutti i nostri dipartimenti. Indicativamente un 10% di questi progetti, quindi una quarantina circa, sono progetti internazionali e tipicamente sono progetti europei”.
Horizon e i suoi 96 miliardi di budget sono per il momento una certezza in più, in attesa di una decisione sui bilaterali III.








