La convivenza tra il lupo e gli animali da allevamento è oggi una delle sfide più complesse per l’agricoltura di montagna in Ticino. Ed ad Aión - uno storico alpe di proprietà del comune di Santa Maria che si trova sopra Cauco, nel territorio del Parco Val Calanca - sembra che sia stata vinta. Perlomeno fino ad ora.
Ma andiamo con ordine. La pressione predatoria nella Svizzera italiana è molto elevata e per diversi agricoltori la situazione attuale è drammatica. Il mondo dell’alpeggio tradizionale, dove pecore e capre pascolano libere, è un modello che, con l’arrivo del lupo, sta lentamente scomparendo. Non tutti sono disposti ad abbandonare la tradizione e a modernizzarsi.
Ma il rischio è che, senza un cambio di passo, l’agricoltura di montagna - già fragile - perda definitivamente uno dei suoi pilastri: l’alpeggio, fatto di animali che pascolano in armonia con la natura. Un patrimonio culturale e umano che rischia di essere spazzato via, insieme a chi lo ha custodito per generazioni.
I numeri del lupo
A livello nazionale, fino al 31 gennaio del 2025, l’Ufficio federale dell’ambiente ha registrato 36 branchi, di cui 25 in Svizzera e 11 transfrontalieri, e ha approvato l’abbattimento di circa 125 lupi nel periodo 2024/2025.
Al contempo la popolazione di lupi in Ticino è in crescita: si contano 5 branchi accertati (Onsernone, Val Colla, Carvina, Lepontino e Gridone) e 6 coppie stabili (tre in più rispetto al 2024), per un totale stimato di 26–28 lupi adulti, senza contare gli esemplari nomadi.
Mentre nei cantoni Vallese e Grigioni le autorità hanno adottato misure più incisive - con l’abbattimento di 34 lupi in Vallese e 48 nei Grigioni, tra settembre 2024 e gennaio 2025 - in Ticino nello stesso periodo sono stati abbattuti solo 3 esemplari.
Nel 2025, in Ticino, sono stati accertati 23 casi di predazione (e altri 16 ancora in fase di verifica), con 72 capi uccisi tra ovini e caprini. Altri 16 episodi sono ancora in fase di analisi, e il bilancio potrebbe salire a 122 animali predati.

Lupi abbattuti, grandi differenze tra tre cantoni alpini
Tra gli agricoltori cresce la frustrazione
Il lupo non ha più paura e ora attacca i greggi anche in pieno giorno. Tra gli allevatori cresce la frustrazione e il senso di impotenza. Molti si sentono abbandonati dalle istituzioni e alcuni hanno già deciso, o stanno seriamente valutando, di abbandonare l’attività. La paura di nuove predazioni, la difficoltà di installare recinti efficaci in territori impervi e il peso emotivo della perdita degli animali rendono sempre più difficile continuare. Per molti di loro, il gregge non è solo lavoro: è famiglia, è identità. E vederla minacciata, giorno dopo giorno, è una ferita profonda.
Il lupo attacca un gregge di giorno, malgrado la presenza del pastore e del cane pastore
RSI Info 08.08.2025, 15:07
L’alpe di Aión: un esempio di convivenza con il lupo
All’alpe di Aión oggi ci sono recinti a rete alti oltre 1 metro e mezzo elettrificati ad alta tensione (7’000 volt), un pastore professionista, un cane da protezione addestrato, due capanne montane, una stalla ed un rifugio mobile per la notte.
E la presenza costante del pastore, del cane e di un sistema dissuasivo innovativo accanto a capanna e stalla ha permesso finora a questo alpe - malgrado la presenza del lupo - di non avere nessuna predazione.
La storia di una rinascita
Dopo l’abbandono dell’alpe nel 2010, Sergio Losa ed il figlio Marco, affiancati da Luca Plozza ed Eros Savioni, lo hanno fatto rinascere nel 2017 con una gestione completamente diversa e grazie al sostegno della Fondazione Bergwald Project.
“Oggi abbiamo dei recinti con la griglia e la corrente molto alta. Per montarli è un gran lavoro, però bisogna adattarsi. Una volta non si parlava di recinti, ma adesso con il lupo è così”, ci spiega Sergio Losa, agricoltore di Santa Maria che porta le sue capre ad Aión da quando era bambino e ora ha l’alpe in gestione con il figlio.
Tra giugno e settembre, l’alpe ospita 200 capre, 25 pecore e 2 asini di proprietà di diversi agricoltori, sia grigionesi che ticinesi. E circa la metà degli animali è portata in Calanca in furgone dal Ticino.
“Mando le mie capre vallesane in Calanca perché costano 800 franchi l’una e sono stufo di regalare questi soldi al lupo: ritengo che ad Aión siano più al sicuro”, afferma senza troppi giri di parole Giacomo Martinetti, agricoltore di Brione Sopra Minusio. “In Calanca ci sono meno predazioni. Sia in Vallese che nei Grigioni fanno dei bei interventi e qualche lupo viene eliminato. In Ticino invece… lasciamo perdere”, prosegue.
“Secondo me la convivenza tra capre, pecore e lupo è possibile, sempre che la gestione sia fatta in modo giusto. Ma se abbiamo troppi lupi sul territorio, poi diventa difficile gestire un alpeggio”, gli fa eco Marco Losa.
La visione di Bergwald Projekt
Bergwald Projekt è una fondazione senza scopo di lucro con sede a Trin nei Grigioni, attiva dal 1987, che si occupa della tutela e gestione sostenibile delle foreste di montagna e dei paesaggi culturali in diverse regioni alpine e montane.
“Convivere con il lupo è fattibile: è un problema che si può gestire”, assicura Riccardo Siller, responsabile di progetto Bergwald Projekt: “Noi qui lo facciamo. E se degli agricoltori ticinesi portano i loro animali qui è perché sanno che il nostro sistema funziona”.
“Io - prosegue Siller - come ingegnere forestale sono contento che il lupo ci sia per i problemi che la selvaggina causa nel bosco. In quel contesto i lupi fanno un buon lavoro. Bisogna solo trovare un equilibrio. Chiaramente il lupo dei danni li fa, ma ecologicamente è giusto che ci sia”.