Nel suo intervento alla presentazione della nuova stagione dell’OSI lei ha detto che le autorità pubbliche ci sono sempre state per la cultura; si è fatto abbastanza?
"È stato un sostegno credo sufficiente. Perlomeno è quello che potevamo dare, che è stato intenzionalmente messo sul tavolo non facendo mancare i sostegni ordinari pur in assenza di controprestazioni, perché purtroppo non era possibile. Poi agganciandoci alla Confederazione con gli aiuti straordinari legati alla cultura sia in termini di indennità di perdita di guadagno, sia in termini di sostegno ai progetti di ristrutturazione. La cosa continua ancora adesso, ma ora tutti abbiamo bisogno che la cultura torni ad essere vivace e a essere al centro delle relazioni umane".
Oggi l’OSI e il LAC hanno annunciato la loro ripartenza, ma ci sono realtà più piccole che forse faranno più fatica; avete il polso della situazione?
"Abbiamo contatti frequenti con le varie organizzazioni che difendono interessi di determinate categorie. Tutti sono stati in difficoltà e credo abbiano voglia di ripartire in maniera diversificata. Ora è importante che il pubblico risponda e che ricominci questa relazione forte tra la collettività e l’arte, che è lì per il pubblico".
La cultura di domani sarà probabilmente legata a doppio filo al passaporto vaccinale o al tampone; teme che queste regole possano frenare il ritorno del pubblico?
"No, è una necessità e l’avevo segnalato già in gennaio. Credo si sia sulla buona strada. Ci sarà una scelta da fare tra vaccinarsi e quindi godere della cultura, oppure non farlo rischiando di perdere qualcosa".