2 aprile 1995-19 aprile 2015. Poco più di 20 anni: per la precisione 7'305 giorni. Tanto, molto probabilmente, sarà durata la presenza di una donna nel Consiglio di Stato ticinese. Dopo Marina Masoni, Patrizia Pesenti e Laura Sadis niente più figure femminili a Palazzo delle Orsoline. Senza nulla togliere alle candidati giovani e, in alcuni casi, ambiziose che scendono in lizza in queste elezioni cantonali, le probabilità che una di loro venga eletta sono piuttosto ridotte. I consiglieri di Stato leghisti e socialista uscenti sono chiaramente i favoriti alla rielezione. Sulla lista PPD gli avversari più accreditati di Paolo Beltraminelli sono due uomini, Dadò e Regazzi.
L’unica partita che ad inizio campagna resta un po’ aperta è quella in casa liberale-radicale: Natalia Micocci Ferrara si sta dando da fare e va ancora politicamente valutata. Ma deve vedersela con un capogruppo in Gran Consiglio, un municipale di Lugano e due giovani ben inseriti nella struttura del partito. La lotta è durissima, anche in caso di raddoppio. Il Ticino d’altra parte non è mai stato terra particolarmente favorevole alle donne in politica. Dopo anni di stagnazione, solo in questa legislatura in Gran Consiglio si è superata la soglia della dozzina di deputate (oggi sono 17).
Dei motivi e di eventuali soluzioni si discute da tempo: dalla tendenza all’autoesclusione, alle quote rosa, passando dalla domanda centrale « ma le donne fanno politica diversamente dagli uomini? ». Noi ci permettiamo di far notare che negli ultimi anni la maggioranza delle personalità politiche femminili ticinesi provengono da famiglie di tradizione. Insomma, ci si consenta il termine, sono tutte figlie di cotanto padre. Sadis, Masoni, Pantani, Speziali, Carobbio : in questo la trasversalità è garantita. Non è (o non è solo) una questione di potere che passa da una generazione all’altra. Ma piuttosto una questione di fiducia che gli elettori (uomini e donne) sembrano concedere solo con fatica a chi non ha dietro di sè una figura paterna che, in un certo senso, ne garantisca l’origine controllata. Aggiungiamo anche questo ostacolo a quelli cui si confrontano le candidate alle elezioni 2015 e la conclusione è una sola : « Mission almost impossible »
Veronica Alippi