Ticino e Grigioni

Lugano: rissa al Blu Martini, chiesti 13 anni e l’espulsione

Il 26enne italiano è accusato di tentato omicidio intenzionale. La vittima è ancora in stato vegetativo. Le difesa chiede 3 anni. Sentenza attesa per mercoledì pomeriggio

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Radiogiornale delle 12.30 del 24.06.2025: Il servizio di Romina Lara sul processo per la rissa fuori dal Blu Martini

RSI Info 24.06.2025, 12:30

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Di: Radiogiornale/Romina Lara/Bleff 

A Lugano è comparso oggi, martedì, davanti alle Assise Criminali un 26enne italiano accusato di tentato omicidio intenzionale e in subordine di lesioni gravi per aver colpito alla testa con un pugno e ferito gravemente un 21enne lo scorso novembre, durante un alterco scoppiato fuori dalla discoteca Blu Martini. La vittima si trova tutt’ora in stato vegetativo persistente.

La Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha iniziato sollecitando l’imputato sul suo praticare boxe, da 10 anni. Un aspetto non secondario, visto che in questa storia di pugni ne sono volati e uno ha ridotto la vittima in fin di vita.

È il 17 novembre scorso, fuori dalla discoteca, nasce un alterco verbale per futili motivi, con altri ragazzi presenti tra cui la vittima, un 21enne del Varesotto. I due vengono alle mani e l’imputato, incassato un pugno, insegue il giovane e carica un gancio destro. Tramortito, il 21enne cade violentemente a terra. Il Procuratore pubblico Roberto Ruggeri ha aggiornato sulle sue condizioni: è tuttora in uno stato vegetativo persistente e non risponde agli stimoli. E ha chiesto la condanna dell’imputato per tentato omicidio intenzionale, per dolo eventuale in subordine per lesioni gravi.

“Non ho ragionato su niente, ero in preda a un raptus per difendermi” si è giustificato lui affermando di non aver agito per dare una lezione alla vittima. Ma l’accusa non gli crede: le telecamere pubbliche hanno filmato le fasi finali. Secondo il pm è “il classico spaccone di periferia”, e ha accettato il rischio che la vittima potesse morire. Dopo i fatti, l’imputato è stato anche immortalato mentre si faceva il segno della croce davanti a una chiesa. Segno che aveva capito la gravità della situazione. Nonostante ciò si è costituito solo il giorno dopo, alle 2 di notte, quando la polizia lo stava già cercando. Per lui è stata chiesta una pena di 13 anni di carcere e l’espulsione dalla Svizzera per 10 anni (l’imputato è titolare di un permesso B).

La difesa ha da parte sua chiesto una pena non superiore ai tre anni di carcere, interamente da espiare. L’avvocato Tommaso Manicone si è battuto per far cadere l’imputazione di tentato omicidio, mantenendo unicamente le lesioni gravi colpose e contestando totalmente il dolo eventuale.

La Corte pronuncerà la sentenza mercoledì alle 16.00.

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