Nonostante l’attuale contesto economico globale difficile, aggravato da guerre e inflazione, il settore della moda resiste: “Abbiamo mantenuto un numero stabile di dipendenti dal periodo del Coronavirus in poi”, ha riportato Marina Masoni, presidente di TicinoModa. “Tuttavia, le aziende che crescono sono spesso micro-aziende che incontrano difficoltà nell’entrare nei contratti collettivi”.
Al momento, il settore in Ticino si sta muovendo verso la sostenibilità. Attualmente, il 9% delle attività è orientato al business circolare. Tuttavia, adattarsi al settore della sostenibilità presenta complessità tecniche: “Affrontare la rivisitazione del design dei prodotti e la scelta dei materiali è fondamentale, così come trovare i fornitori giusti che rispecchiano i nuovi standard di sostenibilità”, spiega Emanuele Carpanzano, direttore della ricerca SUPSI. “Un’altra sfida significativa è ottimizzare i processi produttivi per ridurre i consumi e le emissioni”.
La mancanza di standard industriali chiari complica ulteriormente l’adozione di pratiche sostenibili, lasciando spazio a interpretazioni ambigue e, a volte, a narrazioni che solo superficialmente rispettano l’ambiente. “In un momento di alta sensibilità ecologica, è essenziale che le aziende definiscano e comunichino i loro progressi in modo solido e credibile,” ha aggiunto Carpanzano.
Stabilire criteri ben definiti aiuterebbe a rafforzare la credibilità del settore. “Manca un dibattito costruttivo sulle condizioni quadro”, osserva Masoni. “Le condizioni vanno costantemente adeguate ai tempi che cambiano”.