Le temperature sono scese, -1°C a 2’000 metri a Carì, ma il suolo è ancora troppo caldo. Una situazione comune anche ad altre stazioni sciistiche ticinesi, che a pochi giorni dalle vacanze di Natale (che rappresentano circa il 40% delle entrate annuali) scrutano il cielo... e i cellulari nella speranza che i fiocchi bianchi permettano di dare il via alla stagione. Ma di grandi nevicate in vista non ce ne sono. Per lunedì MeteoSvizzera annuncia “deboli precipitazioni nevose”, non abbastanza, neanche in Alta Vallemaggia dove sono previsti 20 centimetri. È il quarto inverno consecutivo che la stagione parte in salita.

Le stazioni sciistiche ticinesi senza neve
SEIDISERA 19.12.2025, 18:00
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“Per cominciare a lavorare la neve con i battipista bisogna avere almeno dai 50 agli 80 centimetri di neve depositata fresca”, ha spiegato ai microfoni del Quotidiano della RSI Ettore Schranz, direttore degli impianti della Nuova Carì. Anche per i cannoni le condizioni non sono ideali, “questo clima mite non permette all’impianto di innevamento di entrare in funzione”, ha proseguito Schranz. Le macchine leggono le condizioni di temperatura e di umidità, se non sono sufficienti “non partono neanche”. Se non la neve, quindi, serve almeno il freddo.
L’apertura degli impianti è prevista per il 26 dicembre. E il 26 è la data segnata in rosso anche sul calendario della Valbianca di Airolo-Pesciüm. Il direttore Nicola Mona ricorda che “è una tendenza che si osserva da diversi anni. Nevica più tardi e quindi purtroppo spesso dopo Natale. Magari anche a marzo o in aprile, quando però a Lugano ci sono già 20°C e la gente sta con i piedi nel lago, non pensa più a sciare”. Anche a San Bernardino si inizierà ad aprire gli impianti di Confin a tappe a partire da Santo Stefano, ha confermato il direttore operativo Nicolò Meroni, ma la situazione già permette di aprire domani, sabato 20, lo skilift di Pian Cales con la sua pista blu. Dal canto suo Campo Blenio, ha confermato Denis Vanbianchi a SEIDISERA, grazie all’innevamento programmato inaugura nel weekend il tappeto mobile.
In Vallemaggia, a Bosco Gurin, la decisione verrà presa fra il 22 e il 23. Giovanni Frapolli, il proprietario, è scocciato: se si fosse potuto realizzare il parco solare e il laghetto in quota nei tempi previsti, ora ci sarebbe almeno abbondante neve artificiale.
I timori sono legati anche alla possibilità di garantire una settimana davvero bianca alle scolaresche. I dubbi sulle aperture toccano anche la Ticino Card, che ha messo a preventivo incassi per due milioni di franchi ma ora non arriva neanche alla metà.

I rischi della neve artificiale
SEIDISERA 19.12.2025, 18:00
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Neve artificiale, diversa ma ormai quasi imprescindibile
La neve artificiale non sempre, quindi, rappresenta la salvezza. In Svizzera la si usa da quasi 50 anni, l’apripista fu Savognin nel 1978. La neve “tecnica”, come la chiamano gli esperti, differisce da quella naturale: il dottor Christian Rixen, dell’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe di Davos, ha spiegato a SEIDISERA che in genere non è composta da cristalli ma da gocce congelate, piccole sfere di ghiaccio. Questo si percepisce chiaramente nella densità. La neve artificiale è più dura. Come ricordato da Rixen, inizialmente non furono molte le stazioni ad adottarla. “Il boom avvenne dagli anni ‘90 e durò una quindicina di anni, fino a raggiungere circa il 35% della superficie totale delle piste”. In seguito “la crescita è stata meno marcata e ora la parte di piste che può essere innevata artificialmente supera di poco il 50%”. Si tratta di un dato piuttosto contenuto nel paragone internazionale, perché la quota media delle piste è relativamente elevata sulle nostre Alpi. Con il passare degli anni, tuttavia, disporre di questi impianti di innevamento è divenuto ormai praticamente irrinunciabile per chi intende aprire già a Natale. Con conseguenze per l’ambiente: “Molti anni fa abbiamo condotto uno studio approfondito”, ha spiegato Rixen, “e abbiamo osservato che non appena la neve subisce cambiamenti, le piante reagiscono in modo sensibile. Con la neve artificiale si accumula un quantitativo maggiore sulle piste e alla fine della stagione ci vogliono due o tre settimane in più per lo scioglimento. Questo favorisce le specie vegetali che si adattano a un’estate più corta, che fioriscono velocemente”. Questo, in sé, “non è né un bene né un male”, ma la semplice osservazione di un cambiamento.









