I disagi emersi tra gli agenti della polizia cantonale ticinese, documentati da un sondaggio secondo cui sette su dieci hanno già pensato di lasciare il lavoro, non hanno trovato spazio lunedì nella riunione della Commissione parlamentare giustizia e diritti.
Il presidente della Commissione, Alessandro Mazzoleni (Lega), ha precisato che il tema potrebbe comunque rientrare nel dibattito sulla nuova legge di polizia, un testo presentato dal Governo a inizio 2023 e attualmente in discussione. “Se questo sondaggio mette insieme degli elementi che potrebbero esserci utili, è chiaro che questi li valuteremo e soprattutto li considereremo”, ha dichiarato, esprimendo anche fiducia nella collaborazione con le forze dell’ordine. “Ogni volta che ho a che fare con la polizia, ritrovo sempre le risposte alle domande che pongo; trovo piena collaborazione e un clima abbastanza positivo”.
In Commissione siede anche Fiorenzo Dadò (Il Centro), autore - assieme a Natalia Ferrara (PLR) - di una mozione che chiede un audit indipendente sulla polizia cantonale. “Le avvisaglie di un malessere all’interno del corpo ci sono da anni”, ha ricordato. Secondo il deputato serve che “si dia mandato a qualcuno di indipendente di capace di esterno per fare una radiografia, per vedere le situazioni che non funzionano e soprattutto per proporre dei correttivi”.
Polizia tra sondaggi e leggi da votare
SEIDISERA 13.10.2025, 18:00
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Problemi di comunicazione?
Un secondo tema emerso nelle ultime ore riguarda la comunicazione politica intorno al dossier della polizia. Dopo l’arrocchino che ha portato Claudio Zali ad assumere la direzione del Dipartimento delle istituzioni, l’attuale e l’ex responsabile — Zali e Norman Gobbi — si sono entrambi espressi sul tema del malessere nel corpo. Una “comunicazione a due teste” che, secondo alcuni, rischia di creare confusione.
Mazzoleni non è però di questo parere. “Noi sappiamo che il dossier della polizia è trattato da quello specifico consigliere di Stato”, ha dichiarato. “Per cui, che sia Gobbi o Zali, basta che uno dei due risponde; se non è uno di loro due, lo faccia qualcun altro per il Consiglio di Stato”.