INTERVISTA

Quando la musica non è più umana: l’IA conquista le classifiche

Brano country creato dall’IA conquista le classifiche - Il chitarrista dei Gotthard Leo Leoni: “La musica senza esseri umani perde il cuore”

  • Un'ora fa
Leo Leoni e Breaking Rust

Leo Leoni e Breaking Rust

  • TiPress/IA
Di: Joe Pieracci 

Un brano country interamente generato dall’intelligenza artificiale (IA) ha raggiunto il primo posto nella classifica digitale di Billboard. Si chiama “Walk My Walk”, firmato dal misterioso progetto Breaking Rust. Voce, immagini e video sono artificiali: dietro il cowboy dalla voce roca non c’è nessun artista reale. Su Spotify, Breaking Rust conta ad oggi 2,4 milioni di ascoltatori mensili, con diversi brani sopra il milione di stream. Solo “Livin’ on Borrowed Time” ha superato i 4 milioni.

Ma cosa significano davvero questi numeri? L’IA rottamerà davvero anche chitarristi e cantanti? Lo abbiamo chiesto a Leo Leoni, chitarrista dei Gotthard, band che quest’estate a Moon&Stars a Locarno, grazie alla tecnologia, ha riportato Steve Lee “sul palco” in un tributo emozionante.

Partiamo dalla canzone: “Walk My Walk”. L’ha ascoltata?
“No, non l’ho mai sentita. E forse è meglio così. Ed è meglio che non ne pensi niente, perché mi sembra l’inizio della fine...”

Perché?
“Perché la musica fatta da esseri umani viene sempre più sostituita. Tra un po’ quello che facciamo noi lo faranno i robot. Ma così con il tempo si toglierà agli esseri umani l’entusiasmo di cantare e suonare. E questo è un futuro che spaventa, soprattutto per i nostri figli. Anche perché sono pochi quelli che lavorano nell’informatica. E prima o poi comunque anche loro saranno sostituiti dall’IA”.

Il caso di Breaking Rust è emblematico: voce sintetica, immagini e video generati da IA. Eppure il pubblico sembra accettarlo, premiandolo con milioni di stream…
“Non so se è davvero accettazione. Forse è solo curiosità. La gente ne sente parlare e va ad ascoltarlo, i numeri crescono così. Non mi meraviglia nemmeno che una canzone creata con l’IA arrivi prima in classifica: ormai contano quasi solo i click e le visualizzazioni. È un fenomeno paragonabile a quello degli influencer”.

Perché la musica fatta da esseri umani viene sempre più sostituita. Tra un po’ quello che facciamo noi lo faranno i robot. Ma così con il tempo si toglierà agli esseri umani l’entusiasmo di cantare e suonare. E questo è un futuro che spaventa

Leo Leoni, chitarrista Gotthard

Dunque lei cosa pensa: l’IA sostituirà i cantanti umani... o si andrà verso una coesistenza?
«La coesistenza c’è già. L’autotune che aiuta i cantanti a non stonare fa parte dello stesso trend. Ma avere un’auto che va a 300 all’ora non vuol dire che bisogna andare sempre a 300 all’ora. Mi spiego? La cosa più importante è che, sotto sotto, ci vuole sempre l’essere umano, con la sua testa, il suo cuore. E comunque tutti i dati che nutrono l’IA sono stati creati dall’uomo”.

Va anche detto che il costo di produzione, per un artista virtuale, è molto più basso…
“Non so. Bisogna capire quanto costa davvero. Parlo del costo reale. E soprattutto bisogna capire dove ci porta tutto questo. Ci tocca il cuore?”

Il progetto è nato nel 2025 e ha raggiunto il primo posto in classifica, aprendo il dibattito sull’autenticità e sul futuro dell’industria musicale

Il progetto è nato nel 2025 e ha raggiunto il primo posto in classifica, aprendo il dibattito sull’autenticità e sul futuro dell’industria musicale

  • IA

Il pubblico più giovane sembra meno legato all’autenticità e più all’esperienza musicale…
“Sono mode. Cambiano. Una volta c’era chi ascoltava i Beatles e chi i Rolling Stones. Oggi è tutto un collage di generi. Va bene, ma il punto è: quanto durerà?”

Dovrebbe essere obbligatorio dichiarare che un brano è generato da (o con l’aiuto) dell’IA?
“Sì, è giusto dirlo. E quello che fa paura, per noi musicisti, è che la torta diventa sempre più piccola. Se il 50% delle entrate andrà alla musica fatta con l’IA, a noi non resterà granché”.

Voi stessi avete usato la tecnologia a Locarno, nel tributo a Steve Lee. Che differenza c’è?
“La voce e le immagini di Steve esistevano già. Le abbiamo solo sincronizzate. E la musica era suonata dal vivo. Noi volevamo ricordarlo, ma con la band che suonava dal vivo. Ed è stato emozionante perché sul palco c’erano esseri viventi, non robot. Se questa sostituzione continuerà, allora la domanda sull’IA nella musica non andrà più posta a un musicista, ma diventerà una questione fondamentale: sul senso dell’umanità”.

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Omaggio a Steve Lee

Tra le righe 05.08.2025, 14:00

  • Keystone
  • Enrica Alberti e Nicola Colotti

Breaking Rust: un “cowboy” malinconico

Si tratta di un progetto musicale che ha conquistato le classifiche country negli Stati Uniti. Appare come un uomo con cappello da cowboy, mascella squadrata, sguardo malinconico e un look “outlaw country” molto curato. Ha una voce maschile roca e profonda, tipica del country più autentico, con testi che evocano polvere, whiskey e redenzione. Il sound richiama l’estetica “Yellowstone” e artisti come Colter Wall, con atmosfere cupe e minimaliste.

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Quando lavora l’IA. L’intelligenza artificiale, un’alleata o un’avversaria? (Seconda parte)

Falò 11.11.2025, 21:15

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