Anche nel 2025 la Svizzera, secondo il Global Innovation Index, è risultata, e lo è per il quindicesimo anno consecutivo, il Paese più innovativo del mondo. Un primato che Silvia Quarteroni, responsabile innovazione presso lo Swiss Data Science Center, spiega così a 60 minuti. “Secondo me ci sono una serie di fattori che rendono la formula svizzera un po’ magica come quella del suo governo. Da un lato c’è la grande capacità delle alte scuole svizzere, ovviamente i politecnici federali, ma anche le università cantonali e gli istituti superiori, di formare del talento e di dargli la possibilità di svolgere delle professioni molto interessanti sul suolo nazionale”.
Quarteroni, intervistata da Reto Ceschi, cita anche l’attrattività internazionale che stimola l’immigrazione di talenti, le facilità per le aziende di stabilirsi nel Paese e l’alta qualità della vita percepita da chi arriva qui.
I campi dell’innovazione sono molto ampi, ma ve n’è uno che oggi spicca, quello dell’intelligenza artificiale. “Penso che possiamo definirci nel gruppo di testa, probabilmente non in testa. Quello che ci manca sono le cosiddette big tech, ossia delle grandi aziende, situate su suolo svizzero, che dettino un po’ le regole al resto del mondo. Non siamo probabilmente il genere di Paese in cui ci sono le condizioni necessarie per avere questo tipo di aziende”. In compenso, ha detto la specialista, “quello che ci avvantaggia è la nostra grande capacità nella specializzazione, nel creare delle opportunità per delle aziende come ad esempio la manifattura di precisione oppure la medicina di altissimo livello. E in questi campi l’intelligenza artificiale ci porta molti vantaggi”.
L’evoluzione dell’intelligenza artificiale negli ultimi anni è stata dirompente. “Anche se delle avvisaglie, a livello dei grandi modelli di linguaggio, c’erano. Dal punto di vista della ricerca scientifica c’erano appunto delle indicazioni di un progresso molto rapido, quello che però era molto difficile immaginarsi, e personalmente io non immaginavo, era l’adozione da parte degli utilizzatori di queste tecnologie. Ciò che poi ha stimolato una serie di contesti applicativi ma anche la ricerca e soprattutto l’industria legata all’intelligenza artificiale. C’è stata una vera e propria esplosione che era molto difficile, secondo me, da prevedere cinque anni fa”.
Ma attorno all’intelligenza artificiale, inutile nasconderlo, ci sono anche molti timori legati in particolare alle sue conseguenze. Pur premettendo che “sia giustissimo porsi dei problemi”, l’esperta ricorda che la tecnologia intelligenza artificiale in realtà non è poi così nuova. Ce l’abbiamo come compagna di vita da probabilmente 75 anni, ovviamente in forme diverse. Quindi fa già parte volenti o nolenti della nostra vita e ci conviviamo piuttosto bene”. Quarteroni ricorda quindi che ciò che “veramente determina il successo di una tecnologia è il fatto che i suoi vantaggi superino i suoi problemi. Quindi che i benefici, in qualche modo compensano i rischi. Bisogna ragionare in questi termini secondo me”.
L’impatto energetico ed ecologico dell’intelligenza artificiale è tuttavia attualmente molto forte. “Da un lato, certamente, questo è vero, ci sono grandi consumi energetici, specialmente per i modelli di linguaggio più avanzati, come l’IA generativa. Bisogna però anche puntualizzare che molte applicazioni di intelligenza artificiale non richiedono dei mezzi così imponenti a livello energetico e molte aziende svizzere utilizzano modelli di intelligenza artificiale che in realtà possono girare su un computer casalingo. Questo è molto importante dirlo, perché l’impatto è altissimo, ma il consumo energetico è piuttosto basso”.
Volgendo lo sguardo al prossimo futuro, in un orizzonte di cinque anni, Quarteroni ritiene che l’intelligenza artificiale sarà ancora lontana dal riprodurre completamente il comportamento e le sfaccettature della mente umana: “L’IA sarà sempre migliore per riprodurre le nostre capacità logiche e matematiche. Questo perché, fondamentalmente per programmare un sistema si usa la matematica e si usano i linguaggi di programmazione. Ma tutto quello che riguarda l’intuizione, tutte le caratteristiche che ci rendono veramente umani, rimangono un po’ fuori dalla portata dei metodi attuali di IA e penso che rimarranno al di fuori della loro portata ancora per parecchi anni, forse decenni, forse addirittura per sempre. E in cuor mio me lo auguro sinceramente”.










