I comuni di Madulain, Silvaplana e Zuoz hanno bocciato ieri il credito di quasi 51 milioni di franchi per salvare l’ospedale dell’Alta Engadina. E oggi la presidente della Fondazione per l’assistenza Sanitaria Alta Engadina (FSAE) si dice “delusa” e “dispiaciuta”.
Sono due i motivi principali che secondo la presidente, Selina Nicolay, hanno fatto naufragare il piano per salvare il secondo ospedale del canton Grigioni: l’onere finanziario per i comuni e i dubbi sul fatto che il credito basti davvero per salvare il nosocomio Ora, senza il nuovo accordo e il relativo finanziamento transitorio, la FSAE rischia l’insolvenza nella primavera del 2026.
“Prima di tutto informeremo l’organo di vigilanza della fondazione sul risultato delle votazioni. Nei prossimi giorni finalizzeremo la richiesta della moratoria concordataria, che richiederemo al Tribunale regionale Maloja”, ha spiegato Nicolay. Ciò significa una sorta di proroga, in modo da non dover avviare immediatamente una procedura di fallimento. In caso la moratoria venga approvata, un amministratore si occuperà del risanamento o della liquidazione ordinata.

L'ospedale di Samedan
Garantire l’assistenza sanitaria
Nelle scorse settimane la FSAE ha già presentato un possibile piano in caso di bocciatura. Assieme alla Clinica Gut e all’ospedale cantonale di Coira la Fondazione sta esaminando l’integrazione delle offerte mediche. “Speriamo di poter continuare a fornire il maggior numero possibile di prestazioni. Ciò di cui abbiamo assolutamente bisogno è un’assistenza sanitaria di qualità, ovvero l’assistenza di emergenza, 24 ore su 24, e il reparto maternità”, ha continuato Nicolay. Per quando riguarda i contratti di prestazione in vigore con altre strutture sanitarie la presidente ha dichiarato che l’idea è di portarli avanti. Secondo un comunicato odierno ulteriori informazioni sull’offerta medica verranno fornite presumibilmente a metà dicembre.
Ciò che rimane adesso è la paura e l’incertezza su come proseguirà la situazione per noi e per la popolazione in materia di assistenza sanitaria
Denise Höbenreich, responsabile delle cure d’emergenza
Paura e incertezza del personale
Per chi è al fronte il risultato di ieri è difficile da digerire. Attualmente la struttura sanitaria conta 350 unità lavorative, che corrispondono a 500 collaboratori e collaboratrici. “Ciò che rimane adesso è la paura e l’incertezza su come proseguirà la situazione per noi e per la popolazione in materia di assistenza sanitaria”, ha dichiarato la responsabile delle cure d’emergenza, Denise Höbenreich, incontrata da Keystone-ATS al termine dell’assemblea a Bever. Höbenreich lavora da vent’anni all’ospedale di Samedan. “Ora dobbiamo accompagnare e sostenere il nostro personale”, ha risposto Nicolay. Proprio oggi i collaboratori e le collaboratrici verranno informati e potranno porre delle domande.
Dobbiamo chiederci: ripariamo il vecchio o creiamo qualcosa di nuovo?
Romeo Cusini, sindaco di Zuoz
Poca trasparenza secondo i critici
Nelle assemblee comunali ieri sera le voci critiche non sono mancate. C’è chi ha criticato la fondazione per mancanza di trasparenza sull’utilizzo dei 51 milioni di franchi. Si è anche levata la critica di voler convincere i votanti ad accettare il credito, facendo loro paura. Inoltre, si auspicava una strategia più chiara.
“Dobbiamo chiederci: ripariamo il vecchio o creiamo qualcosa di nuovo?”, ha affermato ieri sera il sindaco di Zuoz, Romeo Cusini. Il suo partito, il PLR sezione Alta Engadina-Bregaglia, era contrario al credito ponte. Secondo i liberali il “no” era l’unica via per creare le condizioni per un cambiamento. Dopo le votazioni di ieri è certo che la Fondazione sanitaria, composta dai rappresentanti degli undici Comuni dell’Alta Engadina, non esisterà più nella forma attuale, ha confermato Nicolay.
Riassumendo la vicenda
Ieri sera tre comuni hanno bocciato il credito, quattro invece erano a favore. Ed il 14 dicembre toccherà a Pontresina, S-chanf, Samedan e St. Moritz esprimersi alle urne sul futuro - ormai già segnato - dell’ospedale di Samedan.









