“Condivido le preoccupazioni per la questione lupo: gli effettivi sono aumentati. Non hanno invece seguito di pari passo le regole federali. Quindi con gli strumenti a disposizione, che sono quelli del diritto federale, il Cantone fa quello che può: dove vi sono le premesse, emana degli ordini di abbattimento; dove non vi sono, non lo può fare”. Sono le parole del consigliere di Stato Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, che la RSI ha interpellato in seguito a un comunicato diffuso lunedì dal presidente ticinese dell’UDC Piero Marchesi e da quello del Centro Fiorenzo Dadò.
Un comunicato in cui la gestione del lupo in Ticino viene definitiva come “un disastro”. E in cui i due presidenti di partito chiedono che il dossier venga tolto da Claudio Zali. Secondo loro l’operato del direttore del Territorio sul lupo è stato finora fallimentare, rispetto a cantoni come Vallese e Grigioni dove ci sono stati molti più predatori abbattuti. La situazione in Ticino, scrivono Marchesi e Dadò, ha “gravi ripercussioni per i contadini.”
Sul confronto con la gestione del lupo in Vallese e nei Grigioni, ai microfoni della RSI Zali afferma che nel comunicato “non ho visto un solo caso di critica riguardante una fattispecie ticinese, in cui si rimproveri al dipartimento di avere omesso qualcosa laddove venivano date le premesse”. E aggiunge: “Rapportato alla realtà del Cantone Ticino - perché è qui che viviamo, non in Vallese o nei Grigioni - a questo punto sono totalmente silenti”.








