La cosiddetta tassa di collegamento è stata approvata nel 2016 e a oggi non è ancora entrata in vigore. La politica ticinese è però tornata a discuterne e l’orizzonte per la sua introduzione è il 2025.
Si sta infatti facendo largo una sorta di compromesso, per una tassa che dovrà costare 3,50 franchi al giorno per ogni parcheggio aziendale e 1,5 franchi per quelli dei centri commerciali.
“Riteniamo che l’impatto del Covid possa arrivare fino al 2025 e sarebbe un peccato non poter raggiungere gli obbiettivi, come un forte uso dei trasposti pubblici, a causa della pandemia”, spiega alla RSI Anna Biscossa, della Commissione della gestione del Gran Consiglio.
Oggi, martedì, sono cominciate le discussioni in merito a tre atti parlamentari. L’UDC vuole abolirla; il PPD propone di congelarla e di non renderla retroattiva, mentre il PLR di porla in vigore dal 2025, anche qui senza la retroattività.
Una tassa dormiente
La tassa di collegamento è quindi ancora dormiente, nonostante sia stata approvata 5 anni fa in votazione popolare e avallata da Tribunale federale. L’anno prossimo, è sicuro, non ci sarà, anche perché nel preventivo non sono stati inseriti i 18 milioni di franchi di introiti previsti. Introiti che nel frattempo la Commissione ha stimato in 20 milioni.
“Auspichiamo che i detentori dei posteggi possano applicare eccezioni sugli incassi per alcune categorie di persone, come chi lavora di notte e quindi non può beneficiare dei trasporti pubblici”, aggiunge Anna Biscossa.
Verso emendamenti dell’UDC
La firma del rapporto è prevista per gennaio, ma non si sa ancora se l’UDC sarà della partita. “Potremmo chiedere degli emendamenti in aula a seconda di quello che sarà il rapporto finale – spiega ai nostri microfoni il granconsigliere democentrista Paolo Pamini –, l’UDC è sempre stata contro la tassa di collegamento; gli emendamenti riguarderebbero una certezza del diritto: mettere nella legge le condizioni per valutare il successo della tassa dopo tre anni”.
La tassa, per volontà popolare, andrà comunque applicata.