Ticino e Grigioni

Tassa sulla salute, sit-in a Como

Sindacalisti italiani e ticinesi, assieme ai lavoratori delle province di confine, hanno manifestato sotto la sede provinciale di Regione Lombardia contro il balzello “post accordo”

  • 25 maggio, 20:26
  • 26 maggio, 19:10
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In piazza contro la tassa sanitaria

Il Quotidiano 25.05.2024, 19:00

Di: Quot/sdr

Sindacalisti italiani e ticinesi e frontalieri hanno presidiato la sede comasca della Regione Lombardia per dire “no” alla tassa sulla salute. Il balzello, che sarà sborsato con modalità ancora non note, è indirizzato ai lavoratori italiani che sottostanno al vecchio regime fiscale in Svizzera, ossia quelli assunti prima del 17 luglio 2023.

SEIDISERA del 26.05.2024 Il servizio di John Robbiani

RSI Ticino e Grigioni 26.05.2024, 19:10

Sigle sindacali e lavoratori sono intenzionati ad andare fino in fondo, se necessario anche alla Corte costituzionale per ottenere la revoca della nuova tassa imposta dal governo Meloni ai frontalieri. Chiedono il sostegno dei cantoni di confine, della Confederazione e, hanno riferito a Como, non lasceranno nulla d’intentato per ottenere lo stralcio della tassa sulla salute. Presente anche Massimo Mastromarino, presidente dell’Associazione Comuni Italiani di Frontiera (ACIF).

Non si riesce a capire, ha riferito il rappresentate di confine ai giornalisti presenti nella città lariana, il perché di questa decisione solo dopo quattro mesi che l’accordo fiscale è entrato in vigore, una tassa della salute che di fatto contraddice l’accordo stesso perché pone una sorta di doppia imposizione. “Noi chiediamo alle istituzioni italiane, motivo per cui quest’oggi siamo qui a Como, di ritirare una serie di misure unilaterali che sono in aperta violazione agli accordi bilaterali presi con la Svizzera. Questo ci fa sentire come sindacato svizzero parte lesa”, ha dichiarato Andrea Puglia vice segretario cantonale OCST. Per Giangiorgio Gargantini, segretario generale UNIA, la presenza a Como è giustificata dal fatto che questa area di confine, come quella del Varesotto, sono bacino di manodopera per il cantone. “Siamo in territorio italiano, ribadisce, ma siamo in pieno territorio del mercato del lavoro ticinese e questo non siamo noi a dirlo, ma sono le statistiche a provarlo”.

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