La presentazione del progetto in un grande albergo di Lugano. I corsi di formazione. La millantata solidità di un investimento capace di garantire interessi esorbitanti; pari addirittura al 50-70%. Era stata vestita decisamente bene la truffa di cui si sta occupando, anche in queste ore, il ministero pubblico.
La voragine finanziaria
“Bridge” il nome del fondo nel quale confluiva il denaro raccolto. In realtà, più che un ponte si è rivelato una voragine. All’appello mancherebbero infatti qualcosa come almeno 12 milioni di franchi. La somma sarebbe stata racimolata sull’arco di circa quattro anni; dal 2020 al 2024, quando è partita l’inchiesta. Gli inquirenti hanno sequestrato conti in Belgio, Germania e Lituania. Oltre un centinaio i danneggiati. Tra loro molti ticinesi e svizzero-tedeschi.
Uno dei procacciatori di clienti sarebbe peraltro un 45enne del Bellinzonese, arrestato lo scorso anno e nel frattempo rilasciato. A rastrellare i soldi avrebbe contribuito pure (in misura minore) un italiano, sentito come imputato e sempre rimasto a piede libero.
La coppia di indiani
In cima alla piramide una coppia di indiani residenti all’estero, tuttora uccel di bosco. Sarebbero loro due la mente del raggiro, che consisteva – con ogni probabilità – nel cosiddetto “schema Ponzi”: il continuo reclutamento di risparmiatori grazie al quale si tacitano poi, fin dove si riesce, gli investitori precedenti.
L’arresto nella Repubblica Ceca
Le indagini, coordinate dalla procuratrice Chiara Borelli, si sono riattivate nelle ultime ore. Mercoledì è stata infatti estradata in Ticino una quinta persona. Si tratta di un cittadino italiano, finito in manette qualche settimana fa nella Repubblica Ceca. All’interno del gruppo l’uomo avrebbe rivestito un ruolo di vertice, simile a quello dei due indiani. Il suo interrogatorio, iniziato giovedì mattina, è proseguito venerdì. Truffa per mestiere il reato principale ipotizzato da Borelli nei confronti del sodalizio.
Prima Ora del 31.10.2025












