La strage colpì uno dei personaggi più prestigiosi nella lotta alla mafia in Italia (Keystone)

Borsellino: appurato il depistaggio

Falsi pentiti costretti a mentire sull'assassinio del giudice e della sua scorta

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L'Italia prende atto del clamoroso depistaggio delle indagini, considerato uno dei più gravi nella storia giudiziaria del paese, dopo la strage di Via D'Amelio ordinata da Cosa Nostra in cui il 19 luglio del 1992 fu assassinato a Palermo il giudice Paolo Borsellino con i cinque agenti della sua scorta. I fatti sono stati ricostruiti meticolosamente nelle motivazioni della Corte d'assise di Caltanissetta.

 

Dall'incarto di oltre 1'800 pagine emergono le pesanti responsabilità degli investigatori nei confronti dei finti collaborazionisti che, secondo i giudici, furono forzati a mentire. Il corposo dossier è stato depositato nel tardo pomeriggio di sabato a oltre un anno dalla condanna all'ergastolo per i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, e a dieci anni per calunnia per due falsi pentiti.

ANSA/Trem

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